IL GUSTO E' RELAZIONE E CONSAPEVOLEZZA
lunedì 4 gennaio 2021
NATALE 2020 : DIEMANI 2013 E FERRANDES 2009
È proprio vero che i vini vanno bevuti nel momento giusto, in modo che possano corrisponderci.
Durante questo particolare Natale, trascorso comunque con gli affetti più cari, si ha bisogno di certezze, rassicurazioni, tradizione, atmosfera calda ed avvolgente, di una coccola in più. Il cibo casalingo dei tortellini in brodo, della gallina ripiena fumante, del gallo arrosto del nostro pollaio ed i vini che abbiamo scelto, hanno risposto in pieno a questa esigenza, l'uno con un bel abbraccio caldo da maglione natalizio e l'altro con una garbata dolcezza da panettone liquido. Ci siamo ritemprati.
BRUNELLO DI MONTALCINO 1985 CASTELLO DI BANFI
Trovo in garage, non so per quanti anni sia rimasto lì, questo Brunello del 1985 di Castello Banfi.
Un vecchio sul punto di morte al quale riaffiorano i ricordi della sua lunga vita e tu sei li al suo capezzale e lui ti racconta tutto.
Potrei fermarmi qui, ma per gli amanti della amalisi organolettica.
Nonostante l'evaporazione di un pò di vino ed il tappo in condizioni pessime, ha tenuto fino al limite, senza marsalare. Colore evolutissimo, naso autunnale, terroso, foglie di sottobosco umide, sensazioni olfattive tipiche di quando vai a funghi, cuoio, pelle, ricordi di alloro. L'incontro con il palato è corrispondente con incursioni amarognole vegetali, timo, ciliegia sotto spirito, cacao amaro, ed un tocco di cioccolato bianco. Discreta acidità. Chiude con una sorprendente acidità succulenta, mallo di noce, alloro e ritorni di cioccolato bianco.
RODITIS BARRIQUE 2015 KTIMA LIGAS
La veste dorata, limpida, cristallina, ricorda quanto è importante essere solari e riconoscersi preziosi negli occhi di chi ci guarda predisponendo l'animo ad una bevuta serena. Nonostante questo periodo infausto possiamo avvicinarci senza paura ed abbracciarlo. Subito riconosciamo la sua provenienza mediterranea con una complessa veste floreale accompagnata da sensazioni di erbe fini ed aromatiche avvolte da una leggera cremosità. L'abbraccio viene ricompensato da una avvolgente ebbrezza di mille sensazioni agrumate differenti raccolte da una piacevole confortante sensazione tattile di crema pasticcera. Il distacco non lascia l'amaro in bocca, ma una gradevole sapidità iodata e leggera torbatura quasi terrosa ma sempre delicatamente ingentilite dal ricordo olfattivo come quando si acquistano i cannoli siciliani per il compleanno di una persona speciale.
Il giorno dopo. Spattacolare. Ancora più dritto, mediterraneo, agrumato, sapido, minerale, floreale, erbe aromatiche fini, buona acidità, leggermente torbato e terroso sul finale. Un tocco morbido appena appena di cioccolato bianco. Incredibile. Sembra l'incrocio tra uno chardonnay della Borgogna e uno zibibbo secco. Perfetto con i frutti di mare. Miglior bevuta in bianco del 2020.
VIEILLES VIGNES 2015 DOMAINE GAUBY
Languedoc Roussilion, una regione a lungo sottovalutata, ma in costante ascesa.
Vieilles Vignes 2015 Domaine Gauby. AOC Cotes Catalanes. Languedoc Roussillion.
Uve da agricoltura sostenibile. In cantina nessun utilizzo di lieviti selezionati, bassissimo uso di solforosa solo in fase di imbottigliamento. Vinificazione a grappolo intero. Fermentazione in cemento ed affinamento di 24 mesi in barrique esauste.
Il vino è composto da uve Carignan, Grenache e Syrah.
Si preannuncia intenso fin dal colore, inizia subito nel bicchiere a sprigionare sensazioni di frutti neri, liquirizia e speziatura tipo rosmarino e timo. Tannino presente ben integrato. Poi il tempo relativo della permanenza nel calice fa uscire anche sensazioni di grafite ed un sorso più fresco e succulento.
VERGE GILLES ET CATHERINE VIEILLES VIGNES 2010
Chardonnay della AOC Virè-Clessè, biodinamico, naturale, senza solfiti aggiunti.
Vigne vecchie fino a 128 anni.
Una annata interpretata con uno stile ossidativo sopra le righe me lo aveva fatto accantonare.
Ma una seconda opportunità va data a tutti, quindi dopo qualche anno ecco che il momento del riscatto è arrivato.
Ammicca subito con un bellissimo colore dorato brillante.
L'approccio olfattivo è una sorpresa perchè il varietale, contrariamente dall'assoggio precedente, si avverte subito, seguito da un afflato torbato e da una speziatura di pepe bianco avvolti da una nota ossidativa che si fa più riconoscibile al palato, che è dritto, con una evidente acidità agrumata di limone e cedro, seguita da una mineralità tagliente. La retrolfazione è corrispondente alle sensazioni olfattive.
Con sushi e carpaccio di tonno agrumato, ma soprattutto con le ostriche, ha trovato la sua giusta compagnia.
JAMET COTES DU RHONE
Due giorni possono essere tanti o pochi, dipende dalle situazioni e dallo stato d'animo.
Per questo Syrah Cotes du Rhône 2016 del Domaine Jamet, due giorni dall'apertura hanno fatto tutta la differenza del mondo.
Teso, fresco, minerale, senza rinunciare al frutto rosso e di bosco, arancia rossa, olive nere, con incursioni speziate quasi balsamiche. Scorre in bocca con una piacevolezza che richiama un nuovo sorso e poi un altro. L' "arroganza" del varietale al servizio di una beva "compulsiva". Pam, finito.
DOMAINE DE SAINT PIERRE - LO JURA CHE CI PIACE
Lo
jura è una zona vitivinicola adiacente alla Borgogna che si estende per
80 chilometri da nord a sud e per 6 chilometri da est e ovest ad una
altitudine tra i 300 e 500 metri. I terreni sono per lo più calcarei. Lo
Jura è l'anima contadina della Borgogna. Lo
spettacolo inizia man mano che incontri i vini e ti accorgi che i veri
protagonisti sono Ouile e Voile che come due trapezzisti veleggiano nel
tendone di un circo con evoluzioni alternate da capriole volatili e
ossidative. Solo allora ti accorgi di cosa significhi Jura e di quanto
qui sia inutile essere un rigoroso sommelier.
Il Domaine de Saint-Pierre ha il volto di Fabrice Dodane, viticoltore discepolo di Overnoy.
Ha
acquistato i 7 ettari di vigneti nel 2002 coltivando 5 varietà ed ha
compiuto la conversione biodinamica nel 2008. Sull'intera gamma non
aggiunge solfiti dal 2016.
Oggi a pranzo mi faccio accompagnare dal suo Pinot Nero e Ploussard 2016 Les Corvèes. 12 vol.
Il
colore è un rubino scarico, pulito ed ancora luminoso sebbene si
intravedano i segni del tempo attraverso un'unghia corta leggermente
aranciata.
Appena
prelevato dalla cantina ed aperto si propone rustico con un naso a
tratti stallatico. Lasciandogli una mezzoretta di tempo si pulisce.
Il
vino risulta semplice, fresco, sapido, all'insegna di frutti rossi di
bosco ed una bella ciliegia appena matura. Durante la beva, che si
rivela compulsiva, viene arricchito sia al naso che al palato da una
leggera sensazione di grafite e fumè che ne aumenta la complessità.
Chiude con una intrigante succulenza.
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