IL GUSTO E' RELAZIONE E CONSAPEVOLEZZA

lunedì 25 novembre 2013

GOLOSARIA 2013


Record di oltre 40 mila presenze a Golosaria, rassegna di cultura e gusto, ispirata dal best seller il Golosario del giornalista Paolo Massobrio, conclusasi lunedi a Milano presso Superstudio Più di via Tortona 27, zona Porta Genova.
Un pubblico sorprendentemente giovane e attento ha riempito i 20 show cooking in programma, ma anche gli incontri per imparare a grigliare e quelli all'ora del tè, oltre che affollato i numerosi stand di cibo e vino.
E’ stato un successo anche per il piatto per Expo, ovvero il Timballo del mondo, come segnale della dimensione anche internazionale dell’evento.
Quindi Il sole nel vino non poteva mancare, anche se ho vissuto tutto questo non senza qualche difficoltà nel riuscire a parcheggiare l'auto cercando anche di evitare di finire nella zona ZTL. Devo dire che la location era posizionata nella città più a vantaggio dei che per coloro che dovevano raggiungerla in auto.
Comunque gli 8000 metri quadrati del Superstudio Più erano ben organizzti, suddivisi bene nelle varie aree a tema ed hanno retto lo straordinario afflusso.
Di seguito come al solito, il portato di alcune reminiscenze che si sono depositate nel ricordo, tra i tanti stand visitati e che quindi reputo doveroso evidenziare.
Per gli amanti del formaggio è stata sicuramente un’occasione da non perdere l’assaggio del Bagoss di Bagolino (Presidio Slow Food dal 1999). Le vacche, rigorosamente di razza Bruna Alpina, della Cooperativa Valle di Bagolino, pascolano in alta montagna, lungo la valle di Bagolino (BS), ad una altezza tra i 1800 ed i 2300 metri d’estate e in stalla presso l’alpeggio a 900 mt di inverno. Si nutrono rigorosamente di erba, fieno d’alpeggio e producono quindi un latte estremamente pregiato. La storia vuole che fossero i Romani che attraverso un loro presidio chiedessero ai Bagossi (gli abitanti di Bagolino) di produrre il formaggio e di mettervi un pizzico di zafferano dentro, giusto per il colore. La lavorazione del latte avviene a crudo e da 350 litri di latte si ottengono circa 20 kg di formaggio attraverso un rigido disciplinare di produzione. La stagionatura varia da 12 a 60 mesi. Ne risulta un formaggio ricco, compatto, dal sapore forte e deciso. Leggermente speziato da note di fieno d’alpeggio. Tende a diventare piccante se stagionato molto. Cambia al gusto a seconda delle annate e delle forme siano esse estive o invernali. Formaggio da assaporare o per insaporire, non da tutti i giorni, anche dato il prezzo che è decisamente sopra la media.

Abitando sul Lago di Como e quindi in una zona di oliveti ed in famiglia dilettandoci a produrre olio per uso personale. Non potevo non soffermarmi presso diversi stand per assaggiare olio di differenti aziende agricole. Quello dell' Oleificio Sant'Anna di Marsala (TP) mi è parso quello più caratteristico con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Il sapore non è erbaceo, ma morbido e piacevole. Nella produzione più recente si sente con maggiore insistenza l'oleocantale che si manifesta con un pizzicore in gola che si addomestica dopo alcuni mesi di bottiglia. Questa sostanza è indice di qualità ed è salutare in quanto l'oleocantale è un antiinfiammatorio.

Tra i micro birrifici artigianali presenti il quello 32 via dei birrai è l'unico che mi stuzzica una segnalazione.
Dalla Tre+Due, giocata sul floreale, leggermente speziata con note di coriandolo ed agrumate, alla Admiral, con leggera tostature e ricordi di caramello, attraverso la Oppale, più luppolata e segnata da sentori di frutta tropicale;  si caratterizzano per una entrata anonima e sentori al naso leggeri, per poi allungarsi al palato con una più che discreta persistenza.

La sosta presso il take away, il mangiainpiedi della gastronomia di qualità è d'obbligo prima di affrontare gli stand del vino. E scelta più azzeccata non poteva esserci perchè mi imbatto nella Focaccia di Recco di Manuelina, strepitosa.

Presso gli stand del vino, sorvolando la Trento DOC, che a mio avviso poteva essere meglio rappresentata, la mia attenzione è stata attratta principalmente da due aziende che non conoscevo.

Il Maso Thaler, azienda che nasce dalla passione famigliare dei Motta, trasferitisi nell'omonimo Maso situato a 650 mt di altezza appena sopra Montagna (BZ) attorniato dai boschi del Parco Naturale del Monte Corno.I vini del Maso nascono dalle varietà bianche quali la Iaturna, Manzoni, Sauvignon e Chardonnay e da quella nera, il Pinot Nero. Cattura il maggior interesse il Pinot Nero, che lascia parlare il frutto di bosco ed il varietale e si caratterizza per scorrevolezza, freschezza ed sapidità, esaltandone le caratteristiche anche dovute alla vocazione della zona di allevamento.
Azienda agricola Sesta di Sopra , situata a sud di Montalcino verso Castelnuovo dell'Abate. L'allevamento del Sangiovese Grosso è condotto è a cordone speronato e condotto su terreni di medio impasto, prevalentemente calcarei. la vinificazione avviene con macerazione prefermentativa a basse temperature, poi condotta con una lunga macerazione sulle bucce a temperatura controllata. Il rosso di Toscana fatto con il Sangiovese in purezza e con solo affinamento in acciaio non mi ha convinto. Mi aspettavo di sentirne maggiormente il varietale. Rispetto al Brunello di Montalcino, speziato, dove l'alcol ha prevalso, ho trovato più a fuoco il Rosso di Montalcino, per colore e sentori, anche se con qualche incursione vanigliata da legno, seppur lieve.

Una azienda che forse da sola meritava il giro per gli stand del vino di Golosaria era certamente quella di Lino Maga e del suo celeberrimo Barbacarlo. I vitigni di Croatina, Vespolina ed Uva Rara provengono da una collina denominata appunto Barbacarlo. In vigna non vengono utilizzati diserbanti o altri prodotti chimici e la produzione varia a seconda delle condizioni climatiche dell'annata. Le uve raccolte a mano, selezionate e conferite in cantina vengono pigiate e fatte fermentare in tini di rovere usati. La svinatura avviente entro 10 giorni e successivamente vengono effettuati travasi per decantare il vino naturalmente. Dopo circa 6 mesi viene imbottigliato e lasciate le bottiglie orizzontalmente per più di un mese. Viene messo in commercio dopo ulteriori 6 mesi di affinamento in bottiglia. Più che mai il vino in questo caso è frutto della sua annata ed ha la libertà di evolversi ed esprimersi liberamente durante la sua permanenza in bottiglia, mostrandosi anche incredibilmente longevo. Così l'annata gli può conferire un gusto secco o amabile o addirittura dolce e di conseguenza l'evoluzione in bottiglia può portarlo ad una rifermentazione spontanea o a lasciarlo secco. 
L'annata 2010 assaggiata presenta un vino asciutto, con un tentativo di rifermentazione in bottiglia che rende curiosa la beva resa scorrevole da un piacevole frutto rosso e da una buona acidità. Chiude con un pai leggermente amaricante. Vino di ottima prospettiva di invecchiamento. Ho parlato di questo vino così, per farlo conoscere a chi non ne avesse mai sentito parlare, ma il miglior modo per assaporare questo vino è approcciarlo dopo diversi anni di bottiglia lasciando parlare il gusto inteso come relazione con se stessi, il vino e la persona che lo ha creato, conoscendone la genesi e soprattutto dopo aver conosciuto Lino Maga.

Non potevo non soffermarmi presso l'unica realtà rappresentativa della zona vitivinicola a me più prossima, ovvero la Valtellina. Si tratta dell'azienda Dei Giop, di Gianluigi Rumo presso Villa di Tirano.
Prima di assaggiare i loro vini che lasciano parlare il Nebbiolo, è necessario parlare con Gianluigi. persona mite, che trasmette serenità e passione per il proprio lavoro. Di conseguenza i suoi vini dal Nebbiolo, al Rosso di Valtellina, al Valtellina Superiore Le Feline, al Sfursat (forse quello meno a fuoco), lasciati opportunamente respirare nel bicchiere, trasudano di autenticità e di rispetto per il vitigno. Lineari, precisi, giustamente floreali, freschi, sapidi ed in equilibrio con l'alcolicità. Mi son ripromesso che li andrò a trovare per mettere a fuoco tutta la loro produzione.


Infine non poteva mancare l'assaggio dei vini dell'Azienda Travaglini. Un  Gattinara sempre sugli scudi ed un Sogno, esperimento che prende sempre più fisionomia all'interno della ricerca dei giusti ritmi di appassimento del Nebbiolo piemontese. Dovrò aprire la 2001 che ho ancora in cantina. Stay Tuned !
 

lunedì 18 novembre 2013

WEEK END IN LUNIGIANA (SECONDA TAPPA)


La seconda tappa del nostro week end ci porta inevitabilmente a Filattiera presso l'azienda agricola Naturalmente Lunigiana, dove ad attenderci ci sono Pierpaolo Piagneri e la moglie Guia.
 La voglia di riconciliarsi con la terra e di far riscoprire e rivivere alle persone il piacere dei formaggi e dei salumi tipici della Lunigiana, attraverso il lavoro di recupero e rivisitazione di antiche tradizioni, ha portato nel 1996 Pierpaolo e Guia alla realizzazione dell’azienda agricola, fattoria, Naturalmente Lunigiana.
Il tutto parte dalla fattoria, dall’aia e dai pascoli verdi e magri della Lunigiana, così come per il vino parte dal terreno, dal microclima e dalla vigna. Ed è da lì che le mucche, i vitelli, i maiali grigi, le pecore e le capre,allo stato brado, anche se Pierpaolo sta operando una selezione, attraverso una alimentazione naturale, genuina e diretta dalla natura circostante, danno una carne ed un latte di rara qualità e sapore autentico. Peccato che il clima ostile non ci abbia permesso di visitare gli allevamenti.

A questo punto con una materia prima di estrema qualità, da un unico pentolone “magico”, dalla lavorazione a crudo del latte, Pierpaolo riesce ad estrarne l’essenza trasformandolo in formaggi tipici e straordinari.
Si parte dallo yogurt, dallo stracchino morbido, cremoso e con una acidità non straripante. Dalla fantastica ricotta salata fresca, cremosa, una via di mezzo tra il mascarpone e la panna, senza dimenticare quella stagionata, la cui forma ricorda il telo a sacco in cui è stata fatta stagionare. Un tripudio di freschezza e genuinità ormai dimenticate dal nostro palato.

Si continua attraverso la formagella bianca, classica di latte vaccino, morbida, passando per il caprino a pasta “gessosa”, stagionato intenso e varietale, giungendo al saporito quadrello di latte vaccino ed ovino.
Poi è la volta della Stella dell’Arpa, dalla pasta gialla saporitissima e sapida e dalla crosta rosea dovuta alle muffe create dal microclima delle cantine in sasso che l’hanno accolta. Infine il pecorino di media e lunga stagionatura, dal sapore persistente.

La bontà di tali cantine permette a Pierpaolo di far stagionare anche a lungo i formaggi e da queste stagionature nascono l’erborinato che ti fa tornare ai profumi del fieno e della stalla, il pecorino e la ricotta invecchiati e altri formaggi molto invecchiati, farinosi, a tratti balsamici, con una complessità di sapori incredibile.
Ultimi ma non da meno i salumi, che Pierpaolo ci ha fatto assaggiare accompagnati dal pane e da due vini tipici della Lunigiana come la Durella e la Pollera. Segnalo la mortadella ed il salame su tutti, ottenuti  dalle parti migliori del maiale grigio. 

Insomma, Naturalmente Lunigiana vale proprio una visita, se si ha la fortuna o la curiosità di passare da queste parti, e ve lo consiglio vivamente, per vivere la passione di Pierpaolo e Guia per questa terra, trasmessa nei loro veraci prodotti.

La giornata si conclude con una visita a Pontremoli, paesino d’altri tempi dove si trova il museo delle Statue Stele Lunigianesi.
Sulla via del ritorno non poteva mancare la visita alla famosa Cantina CàLunae (di Bosoni), una vera e propria tenuta contenente un ricco museo di arte contadina. 


Qui abbiamo effettuato alcuni assaggi dei quali mi ha colpito per il varietale e la freschezza, il bianco fatto con il vitigno autoctono Albarola in purezza ed il rosso Niccolò V Riserva 2007 per il connubio vincente tra influsso della Toscana e l’autenticità dei vitigni autoctoni della Lunigiana, con un legno dosato bene.

Felice scoperta il paesino di Ortonovo, in alto, immerso tra gli appennini ed una visuale stupenda fino al mare. Qui abbiamo pranzato presso la trattoria da Fiorella, assolutamente da provare per la sapienza contadina e casalinga nella proposizione di piatti tipici ben cucinati ed a sorpresa una carta dei vini semplice ma di occhio esperto.

giovedì 14 novembre 2013

WEEK-END IN LUNIGIANA (PRIMA TAPPA)



Questo week end nasce dalla cusriosità ed interesse da parte mia e di Marco, suscitatici dall'azienda agricola Naturalmente Lunigiana tempo fa, presso l'evento Semplicemente Uva svoltosi a Milano.
Finalmente siamo riusciti a coinvolgere altri appassionati e ad organizzare questo week-end che ci ha fatto scoprire il fascino di altri tempi di una terra orgogliosa della propria storia e desiderosa di rivendicare le proprie origini, ancorchè povere ma di una semplicità autentica.
La Lunigiana, racchiusa tra le alpi Apuane, gli Appennini e la costa ligure, svela le proprie origini medioevali attraverso il dislocarsi di castelli e antichi borghi, lungo la valle del  Magra. Purtroppo la maggior parte dei castelli è in rovina. Interessante il castello di Fosdinovo.
 
A proposito di castelli, il nostro week inizia presso l' AgriturismoCastel del Piano a Licciana Nardi. 

Qui Sabina ed Andrea, con il coraggio e la passione delle persone vere, hanno ripristinato e rivalutato un vecchio castello medioevale dei Malaspina risalente al 500, restaurandone l'antico splendore e rendendolo fruibile attraverso la realizzazione di questo bel agriturismo. L'atmosfera che si respira è quella medioevale, partendo dalla fedele ristrutturazione del castello, la cantina ed attraverso le stanze, la saletta per la colazione e la sala da pranzo recuperata in perfetto stile cinquecentesco.

Non poteva esserci inizio migliore. Avvolti in questa atmosfera e coccolati dalla pasione per la loro terra, Sabina ed Andrea ci hanno fatto sentire subito a nostro agio.

La Lunigiana è anche terra di produzione agricola che spazia dal vino, al pane, attraverso i formaggi ed i salumi, per la realizzazione di prodotti tipici quali i testaroli, i panigacci, la spalla cotta, il filetto di maiale, la torta d'erbi,  le denominazioni vinicole : IGT Val di Magra e la DOC Colli di Luni. ...

Trascinati dalla passione per il vino ed il proprio lavoro, ci facciamo coinvolgere da Andrea che ci porta in visita presso i propri vigneti illustrandoci con passione e competenza la propria filosofia di conduzione del vigneto ed il proprio prodotto.
Il valore principale che permea la conduzione dei 3 ettari di vigneto e 1 ettaro di uliveto, impreziositi dal contorno boschivo e dal torrente, è quello di preservare il patrimonio delle conoscenze storiche e delle varietà autoctone attraverso l'intelligenza e la sensibilità moderne dell'applicazione dei principi della ecosostenibilità e dell'emissione zero di anidride carbonica. La cantina è dotata di pannelli fotovoltaici e di una caldaia per la conversione in calore del materiale combustibile di risulta che la natura restituisce.
La coltivazione dei vigneti e degli ulivi in Lunigiana risale fin dal Medioevo e le varietà dei vitigni preservate da Andrea sono la Pollera, la Durella, il Vermentino nero, la Marinella, ... con incursioni di allevamenti di Chardonnay, Merlot e soprattutto Pinot nero, vitigno per il quale Andrea ha un debole.
Il terreno è un antico deposito alluvionale, ricco di sabbia, ciotoli, minerali e limo, nel quale le viti sono stimolate ad andare in profondità. Il microclima è mediterraneo con una leggera influenza marina. Presenta una interessante escursione termica e la valle è accarezzata da una ventilazione apprezzabile. Queste ultime due caratteristiche, unite alla passione per il Pinot nero, hanno convinto Andrea per un allevamento a Guyot a densità di impianto di circa 8500 ceppi/ettaro con una produzione inferiore di 1 kg per vite, per tutte le varietà.
La conduzione in vigna è la meno invasiva possibile, inerbimento senza l'utilizzo di diserbanti. Compost, con una lotta  limitata all'utilizzo dello zolfo. Solforosa nei vini non oltre i 40 mg/l. L'approccio è quello di andare oltre il biologico.
Dopo una accurata vendemmia manuale le uve vengono ammostate suddivise per tipologia e si lascia che sia il lievito indigeno presente sulle bucce a far partire la fermentazione.
Le vaietà autoctone vengono affinate in acciaio, mentre lo Chardonnay (anche se solo in parte), il Merlot ed il Pinot nero, affrontano un affinamento fino ad 12 mesi in barrique francesi  di rovere.
Accolti nella sala da pranzo cinquecentesca, di fianco al maestoso camino, affrontiamo la degustazione dei vini accompagnata da un buffet freddo di formaggi e salumi tipici.
Durlindana 2012
Il primo vino che affrontiamo proviene dal vitigno autoctono a bacca rossa Pollera, che Andrea ha deciso di vinificare in bianco e in rosato e che in futuro vorrebbe spumantizzare.
Per il rosato, dopo la pressatura soffice e 5 ore di macerazione a contatto con le bucce, avviene la fermentazione in acciaio a temperatura controllata per poi rimanere sui lieviti per 8 mesi e finire l'affinamento in bottiglia per altri 3.
Il vestito è da vino rosso con un colore che si scarica man mano, passando da petalo di rosa rossa al rosa chiaro dell'unghia.
Attraverso un naso restio, vinoso, con un alcol etereo che tende a sordinare i fruttini, si compie al palato. Corrispondente, fresco, sapido con i fruttini più in evidenza ed una impalcatura tannica vellutata.
Pianpiano 2009
Vino composto da tutti e tre i vitigni a bacca bianca coltivati. Chardonnay, Pinot grigio e Durella.
Qui una parte dello Chardonnay passa in barrique, il resto fa acciaio. Rimane sui lieviti per 12 mesi per poi completare il percorso in bottiglia per altri 6.
Caratterizzato da un bel giallo paglierino pieno fasciato da un aurea dorata e chiuso da un unghia chiara corta, sbuffa subito un afflato netto di Chardonnay in barrique, frutta tropicale e tabacco, rincorso da una speziatura aromatica floreale. Il palato è coerente, morbido, caratterizzato da una alcolicità glicolica, rinfrescato da note sapide e da una acidità agrumata.
Vino leggibile, a tratti complesso, un pò troppo segnato dal legno ma ben contrastato dalla aromaticità, freschezza e sapidità della Durella.
Pepe Nero 2011
Pochissimi in Lunigiana producono il Vermentino Nero in purezza.
Solo acciaio, 10/15 giorni di macerazione, 12 mesi di affinamento distribuiti tra acciaio e bottiglia.
Colore violaceo intenso ben stratificato verso un' unghia più chiara. Naso con alcol etereo, frutti rossi e leggera nota speziata di pepe. Palato non proprio corrispondente, dove al frutto sul finale si aggancia una nota amaricante. Esprime bene il proprio varietale anche se in modo un pò slegato. Interessante potenziale.
Groppolungo 2009
In questo vino ogni anno vengono utilizzate le varietà a bacca rossa che meglio si addicono all'annata e per la 2009, annata piena, sono state utilizzate le seguenti: Canaiolo, Syrah, Pollera, Marinella.
Rubino intenso, unghia corta. L'annata intensa e abbastanza calda si sente, portando il filo dei piccoli frutti rossi, senza snaturarlo, ad inspessirsi fornendo una sensazione calda e di concentrazione sia al naso che al palato. Sanguigno, pieno, leggermente speziato, sapido, con incursioni balsamiche, chiude con una nota amaricante. Meno leggibile degli altri ma più equilibrato.  Ben fatto.

TO BE CONTINUED ...