IL GUSTO E' RELAZIONE E CONSAPEVOLEZZA

giovedì 27 dicembre 2012

NATALE 2012

Durante il pranzo di Natale l'attenzione è tutta rivolta verso lo scambio di auguri e si e' avvolti, e a volte frastornati, da quella atmosfera natalizia fatta di momenti condivisi con gli affetti piu' cari, e di incontri con persone che non vedi da tempo. In mezzo a tutto cio' si sono fatti notare i seguenti vini, che ci hanno accompagnato durante il pranzo, relazionandosi con noi attraverso l'unica voce che hanno: Il gusto !


Franciacorta QdE 2004 Riserva Pas Dosé -  Mosnel

"Ah la Franciacorta non e' nelle mie corde ... " questa e' la classica frase in bocca ad uno "champagnista" come il sottoscritto. Infatti sono abbastanza allergico ai prodotti franciacortini, tanto che per approcciarli devono essere rigorosamente Pas Dosè ( Dosaggio Zero).
Questo e' pero' un prodotto italiano di qualita' assoluta che si era gia' distinto tra gli Champagne, in una degustazione alla cieca da me organizzata, uscendone molto bene.
Quindi, fiducia: puo' benissimo aprire il pranzo di Natale e lo fa molto bene.
Come nella migliore tradizione e cura, per questo vino il Mosnel ha raccolto manualmente le uve provenienti dai suoi migliori vigneti con esposizione, terreno e microclima ideali.
Larga Nord, Roccolino e Dosso Sud per lo  Chardonnay ed il Pinot Nero vinificati in piccole botti di rovere. Limbo per il Pinot Bianco vinificato in acciaio.
I vini (non sono solo basi spumanti) cosi' ottenuti sono stati poi assemblati in cuvee ed hanno seguito il percorso della spumantizzazione con il metodo classico, meritando di restare sui lieviti 5 anni. Infine, ricolmati con lo stesso vino senza dosaggio.

Questo Franciacorta incede nel bicchiere con una certa esuberanza, formando una schiuma dalle forme simili allo zucchero filato, fino ad assestarsi e ad accomodarsi a tavola con un perlage fine e persistente, avvolto da un colorito giallo paglierino intenso  e limpido.
Al naso il bouquet e' ampio, fragrante, con segnali agrumati, di timo e ritorni di camomilla.
Impreziosito da un leggero inizio terziario.
Al palato è elegante e di grande equilibrio. Sapido, fresco, con una persistenza leggermente agrumata, ma anche sostenuto da una pienezza non invasiva, con sussurrati accenni mielosi.
Durante la beva pian piano si fa da parte per far spazio agli altri ospiti, in perfetta sintonia con il suo stile elegante e gentile.


Pinot Bianco Vorberg Riserva 2009 - Cantina Terlano

Questo giovanotto si siede a tavola durante i primi piatti con discrezione. Ha un'aria buffa e non sembra parlare proprio la nostra lingua, ma se ci stai attento lo capisci. Si chiama Vorberg e viene dalle montagne dell'alto adige, da una striscia di terreno che sta tra il torrente San Pietro e il rio Meltina ad una quota che varia dai 600 ai 950 m sul mare.
I vigneti sono ripidi ma ben esposti ed il terreno e' sabbioso e ciottoloso, con un buon scheletro.
Si presenta color giallo paglierino con risflessi verdognoli, quando inizia a parlarti sembri non capirlo, ma poi ti ci metti di impegno, ci butti dentro il naso e inizi a conoscerlo.
Ha dei profumi molto immediati che vanno da fieno, camomilla, frutta tropicale, e ritorni di salvia e lavanda. Al palato e' molto pieno, complesso, minerale. La pienezza e' in perfetto equilibrio con una buona acidita' e una forte mineralita'. Dotato di un'ottima persistenza.
Massi' che lo hai capito adesso e' il Pinot Bianco: rigorosa espressione del territorio da cui proviene. Ora il simpatico ospite ti accompagna e ti parla  e tu lo comprendi, e' di ottima compagnia e non vedi l'ora di incontrarlo di nuovo magari tra qualche anno.


Pinot Nero  Noir 2006 - Hartmann Donà

Sento in lontananaza parlare di prodotti biologici, natura e biodinamica, e mi incuriosico. Mi avvivcino e non vedo nessuno. Al centro del tavolo in attesa dell'anatra c'e' una bottiglia di Pinot Nero. Mi colpisce subito il produttore, ex enologo della Cantina Terlano e convinto sostenitore della produzione di vino seguendo i dettami della biodinamica. Dal 2002 circa produce vini in proprio. Uno dei produttori piu' promettenti nel panorama bio altoatesino.
I terreni di produzione sono per lo piu' sopra Merano, sottosuolo molto minerale, coltivati in modo naturale, con la presenza di vitigni anche molto longevi. Le barbatelle nuove provengono dalla Borgogna.
Con il pinot nero bisogna stare attenti, quindi non gli dò troppa confidenza, anche se gli dedico la giusta e doverosa attenzione che si riserva ad un ospite che potrebbe rivelarsi importante.
Se mi vuol parlare mi parla, altrimenti pazienza. Perche' se con il Pinot Nero entri in confidenza, lo capisci e lui decide di parlarti, allora e' musica altrimenti sara' per un'altra volta.
Lo verso con discrezione ed il colore e' quello del pinot nero, anche se un po' troppo scarico verso l'unghia, che si presenta corta e leggermente mattonata nel finale.
All'olfatto si presenta con un'alternanza tra pinot nero di razza con frutti di bosco, leggera speziatura, mineralita' e dall'altra parte accenni evolutivi un po forzati, come se stesse accelerando il suo ciclo di vita in bottiglia. Alcol etereo. Al palato prevale la componente territoriale di mineralita' ed erbe di montagna, rispetto al frutto ed alla texture, che se da un lato rendono la beva scorrevole dall'altro lo induriscono.
Un ospite genuino, schietto, sincero, che si fa ascoltare quando ha qualcosa di interessante da dire oppure al contrario, un istante dopo, puo' risultare inaspettatamente fastidioso e poco piacevole.


Vin San Giusto 1998

Durante il momento del dolce e dei saluti finali si palesa il mite San Giusto,  il vin santo dai natali semplici proveniente da uve come la Malvasia e il Trebbiano.
La tecnica di produzione per questo vino assurge ad elemento fondamentale: uve raccolte a mano a loro perfetta maturazione, ed appassite naturalmente per circa 140 giorni nei solai. Dopo la pigiatura, il mosto viene travasato in caratelli di castagno sigillati e posti sottotetto, in ambiente soggetto alle escursioni termiche stagionali. Fermenta e si eleva lentamente per 6 anni, con evaporazione fino al 40% del contenuto iniziale. Prima dell'imbottigliamento viene eseguito un filtraggio in cole di tela olandese, lento ed accurato, goccia a goccia. Non contiene solforosa aggiunta e viene affinato 18 mesi in bottiglia prima della vendita.
Quando l'artigianato si fa arte, e subentra anche un piccolo miracolo, e' il suo momento.
Eccolo: nel bicchiere si presenta con la sua bella veste ambrata e leggermente viscosa. Accostandolo al naso emerge inconfondibile l'odore del solaio, che mi porta alla memoria dove i miei genitori tenevano sui graticci le pere, i cachi, i kiwi e le noci a maturare. Subito dopo si alternano sentori di frutta secca, datteri, miele, frutta disidratata. Al palato regala parole ancora piu' dolci in questa annata. Trionfa il miele, poi la frutta secca, noci e leggere sfumature terziarie. Vino infinito, di una profonda e suadente complessità.
Le sue parole dolci le staremmo ad ascoltare per ore, ma per capirne appieno complessità e significato  dobbiamo centellinarne l'ascolto. D'obbligo è poi ringraziare il mite San Giusto, che si e' seduto a tavola con noi.

giovedì 1 novembre 2012

Degustazione bilaterale


Chianti classico Castell'in villa 1992

Guardandolo nel bicchiere dal nucleo fino all'unghia possiamo cogliere nel colore una maturata evoluzione e soprattutto l'unghia ci comunica che siamo di fronte ad un vino longevo.
Naso molto elegante, leggibile, che ci regala tre livelli di sensazioni in equilibrio tra loro. Il primo un frutto maturo non eccessivo accompagnato da note minerali, di terra e  sottobosco, il secondo una leggera nota vegetale rinfrescante, il terzo netti segnali di terziarizzazione con note evolute di tabacco, foglie secche, accenni di cassetto chiuso che ci confermano gli anni sulle spalle.
Al palato l'entrata non e' solenne e sicuramente non si caratterizza come un vino dal corpo e struttura importanti. Questa leggerezza e' accompagnata da una freschezza generale che riprende la leggera nota vegetale di cui all'olfatto che dopo una sosta lunga del vino nel bicchiere si caratterizza quasi come balsamica. Perfetta corrispondenza naso bocca per frutto ed evoluzione terziaria. Un vino la cui persistenza richiede predisposizione nel coglierne le sfumature anche le piu' sussurate.
Leggibile, piacevolmente longevo, per gli amanti dell'eleganza e delle fini sfumature capaci di regalare emozioni al pari se non superiori rispetto alle tinte piu' forti di altri vini piu' strutturati e altrettanto portatori di complessita' basata sull'impatto.

Montevetrano 2001

Non avevo mai assaggiato fino ad ora questo vino di Silvia Imparato e dell'eneologo Riccardo Cottarella, curioso l'ho proposto ad una cena presso l'amico Christian compagno di tante avventure degustative.
Dal colore siamo subito colpiti dalla compattezza di questo vino che si presenta rubino scuro concentrato, quasi impenetrabile con un unghia cortisssima che non fa trasparire gli anni che ha.
L'impatto olfattivo e' importante contenente note di frutta rossa accompagnate da richiami balsamici ma soprattuto da legno dolce e cannella. Nel corso della beva l'impianto olfattivo anche se ricco rimane compatto, non si sgrana mai dando probabili segnali di un inizio di una fase di chiusura.
Al palato si presenta come un vino di forte struttura e buon corpo, con i tannini risolti. Ritroviamo confermate tutte le sensazioni olfattive con l'aggiunta di un frutto accompagnato da una sensazione di morbidezza "lattica", vanigliata che lotta ma prevale rispetto alla spinta balsamica dell'aglianico. Buona persistenza. Ancora una volta si ha la sensazione di un vino estremamente compatto, di forte impatto e personalita' ma che nel corso della beva non riesce a sgranchirsi rimanendo sempre uguale a se stesso.
La lotta tra la tenacia e la passione per il suo territorio di Silvia Imparato e l'impronta dell'enologo sembra sia stata vinta da quest'ultimo. Sicuramente un vino da approfondire e meritevole di una verticale.

venerdì 14 settembre 2012

IL VALORE FORMALE DEL VINO NELLA DEGUSTAZIONE




Sara' perche' dopo aver letto il libro Flatlandia la mia relazione con il mondo esterno e' cambiata assieme al mio modo di vedere le cose.
Dopo anni di corsi, seminari e degustazioni varie, le attuali tecniche proclamate da importanti scuole mi annoiano e le trovo piatte, limitanti, anche se utili come basi di partenza ma assimilabili ai mondi ad una o due dimensioni di Flatlandia.
Prendo ad esempio il discorso di Miles sul Pinot Nero nel film Sideways:

"... È un'uva ardua da coltivare, e tu lo sai, no? Ha la buccia sottile, è sensibile, matura presto. E, insomma... non è una forza come il Cabernet che riesce a crescere ovunque e fiorisce anche quando è trascurato. No, al Pinot Nero servono cure e attenzioni. Sì, infatti cresce soltanto in certi piccolissimi angoli nascosti del mondo. E... e solo il più paziente e amorevole dei coltivatori può farcela, è così. Solo chi si prende davvero il tempo di comprendere il potenziale del Pinot sa farlo rendere al massimo della sua espressione. E inoltre, andiamo... oh, i suoi aromi sono i più ammalianti e brillanti, eccitanti e sottili e antichi del nostro pianeta. "

Se togliamo le licenze poetiche finali e le sostiuiamo con i descrittori siamo perfettamente all'interno di una analisi descrittiva mono/bidimensionale tipica delle tecniche di degustazione di cui accennavo prima che isolano le caratteristiche del vitigno ed utilizzano schede piu' o meno raffinate dove collezionare e mettere in fila i descritori dandogli un peso specifico con un valore numerico ma rimangono vincolate al mondo mono/bidimensiaonale della degustazione.
Sono tecniche che inquadrano un vino elencandone le caratteristiche in modo semplicistico e descrittivo relegando il risultato ad una sorta di screening di accettabilita' organolettica che possa allontanare la bevanda dalla dozzinalita' o addirittura dalla non accettabilita' man mano che il punteggio si alza.

Partendo da queste basi ho iniziato a spostare il punto di vista entrando nel mondo tridimensionale della degustazione, ossia iniziare a dare uno spessore formale al vino degno di essere ulteriormente indagato dopo aver superato l'analisi degustativa descrittiva.
Mentre la base della forma del vino sara' data dall'interazione tra componenti dure (acidita' e tannini) e morbide (alcol, corpo) o dal raffronto tra l'intensita', la finezza e la persistenza per i vini bianchi. (Per approfondimenti su quetsa tecnica e' interessante la lettura del libro "Dionisio crocifisso" di Gris).
 La tridimensionalita' della forma del vino la possiamo ricavare dal raffronto delle componenti descrittive, che determineranno il grado di complessita' di aromi, odori, sapori e palato.

Se il vino poi ha sufficienti caratteristiche di cui sopra allora puo' indurci ad indagare ulteriormente le sue caratteristiche formali aggiungendo una quarta dimensione che e' il tempo.
Quindi applicheremo l'analisi bidimensionale e tridimensionale viste congiuntamente con il recupero di valori come l'equilibrio, l'armonia e la tipicita' date dalla cultura, saggezza, sensibilita', esperienza e conoscenza del terroir, del degustatore, nei vari tempi T0,T1,T2, ... della beva (tempo relativo) o della vita del vino (tempo assoluto). La sequenza delle forme piu' o meno armoniche ottenute determinera' un ulteriore grado qualitativo del vino visto nel tempo.

Questo ulteriore passo implica cambiamenti delle caratteristiche non solo del vino (aperture, chiusure, microossidazioni etc ... nel tempo relativo e tecniche di viticolturae vinificazione differenti, annate differenti etc ... nel tempo assoluto ) ma anche del degustatore (ambiente di degustazione differente, cultura, esperienza, conoscenza del terroir etc ... nel tempo assoluto e aspettative, sensibilita', acquisizione di nuove informazioni, rielaborazioni etc ... nel tempo relativo).
L'aggiunta di questi passi durante la degustazione ci porta sempre piu' vicino a considerare il gusto come relazione e conseguentemente a dare un valore al vino andando al di la' della semplice analisi descrittiva. (Per approfondimenti e' interessante la lettura dei libri "L'altro gusto"  e "Filosofia della gastronomia laica" di Perullo).

Siamo ora in grado di comprendere e vivere l'esperienza di Maya quando nel film Sideways assaggia uno Cheval Blanc  del 1961 e risponde a Miles cosi':

"Il vino è un essere vivente. Amo immaginare l’anno in cui sono cresciute le uve di un vino. Se c’era un bel sole…Se pioveva. E amo immaginare le persone che hanno curato e vendemmiato quelle uve. Se è un vino d’annata, penso a quante di loro sono morte. Mi piace che il vino continui ad evolversi. Mi piace pensare che se apro una bottiglia oggi, avrà un gusto diverso da quello che avrebbe se l’aprissi un altro giorno. Perché una bottiglia di vino è un qualcosa che ha vita. Ed è…in costante evoluzione e acquista complessità. Finchè raggiunge l’apice… come il tuo Cheval Blanc del ’61. E poi comincia il suo… lento… inesorabile declino. E poi… cazzo quanto è buono!

venerdì 7 settembre 2012

Rimembranze degustative trascorse ... correva l'estate del 2011


San Giobbe 2009 Pinot Nero - la Costa
E' da ormai un po' che Claudia ci prova e riprova ostinatamente a tirar fuori sempre qualcosa di meglio dalle sue viti di Pinot Nero piantate in Brianza nella splendida cornice della valle del Curone nei pressi di Perego (LC).
Il suo vino continua ad essere ancora vittima dell'eterna lotta tra una caratterizzazione Borgognona centrata piu' sulla durezza, etereita', ed una Altoatesina volta piu' verso il frutto ed il corpo. In questa bottiglia prevale di piu' la prima con uno spunto etereo ed una durezza forse eccessivi. Bottiglia giocata piu' sulla mineralita', acidita' tannini ancora in assestamento che non sui fruttini che hanno la peggio. Forse da aspettare o forse da aspettare che Claudia risolva la lotta di cui sopra scoprendo la vera caratterizzazione che puo' dare quel torroir al Pinot Nero.

Frappato 2007 - Arianna Occhipinti
Presentato assieme ad una bella grigliata di carne in compagnia e lungi dall'aspettarsi complessita' e cerebralita' si e' svelato per quello che e', semplicemente vinoso, vibrante, fruttato, sapido, e caratterizzato da una inconfondibile speziatura dolce molto caratterizzante. Un vino che lascia parlare l'uva ed il territorio. Come un ospite mai invadente ma che se lo ascolti ti colpisce per la sua personalita' semplice, schietta, autentica che ti conquista e che senza alzare la voce si e' fatto notare ed apprezzare anche durante la chiassosa e goliardica grigliata.

Comtesse Marie de France 1999 - Paul Bara
Champagne caratterizzato da un giallo paglierino quasi dorato. Perlage fine. Naso fragrante, frutta gialla e accenni di pasticceria. In bocca carbonica morbida, agrumi ed una leggera spoeziatura sul finale. Champagne da tutto pasto.
Una Maison che non ti tradisce mai per la continuita' a livelli medio alti per questa cuvee che pur non caratterizzandosi per picchi straordinari non cade mai verso livelli di sufficienza.
Una regolarita' che a volte tradisce anche una certa attenzione alla costruzione del prodotto (ho odiato descrivere il vino in questo modo ma rende l'idea) ma sempre nel rispetto della terra e dell'ambiente. Una garanzia di qualita'.

Initial Sbocc. 2007 - Selosse
Un vino piu' di stile che di terroir che viene fuori solo nelle sboccature meno recenti.
Qui giallo paglierino intenso, perlage fine, naso liquoroso con frutta bianca matura ma che tradisce anche una certa verve che si ritrova in bocca piu' attraverso una acidita' che non mineralita', addomesticate da un uso del legno ben giocato che genera una perfetta corrispondenza naso bocca. Carbonica avvolgente quasi cremosa. La bottiglia si e' lasciata bere volentieri.

Clos Vougeot 1999 - Chateau de la Tour
Il colore rubino di questo Pinot Nero non lascia trasparire l'eta'. Al naso etereo poi si rivela poco a poco durante la beva passando dai fruttini alla violetta che lo rendono piacevolmente complesso anche se tradisce una certa durezza di fondo che pur dipanandosi la ritrovo al palato. Il registro in bocca e' decisamente a favore delle componenti dure e a tratti verdi che si smorzano veramente poco durante la beva. Si fa comunque bere bene con acidita' ben presente ed un corpo esile che lo fa scivolare via velocemente in bocca. Da un GC di questa annata mi aspettavo una marcia in piu' e maggior complessita' e texture al palato.

Giovanna Morganti - Podere le Boncie


PINOT BIANCO - DEGUSTAZIONE ALLA CIECA

Sabato scorso bella degustazione alla cieca intitolata al Pinot Bianco come al solito istruita sul mio balcone vista lago assieme al solito gruppo di enoappassionati, supportata dai Pici cacio e pepe e da bocconcini di tacchino alle mele, erbe e anacardi.






Di seguito le mie impressioni prima di svelare le etichette dei vini:



Pinot Bianco Doc (vol 13%) - Hartmann Donà 2009
Colore giallo paglierino deciso. Al naso frutta bianca con sbuffi vinosi e tipo di lievito che lo penalizzano un po'. Al palato viene riconfermato quanto avvertito al naso. La caratterizzazione di tipicita' di questo vino viene soffocata da una eccessiva vinosita' e presenza di sentori di lieviti o avvertiti come tali. Anche se con una discreta acidita' e' il vino che stanca di piu' alla beva. Una volta svelatosi non avrei mai detto che fosse il vino di Hartmann Donà l'ex enologo della cantina Terlano. Troppo Bio ? Boh ...

Pinot Bianco Doc (vol 13%) - Petrussa Colli Orientali del Friuli 2009
Colore giallo paglierino. Naso giocato su note floreali (ci si puo' sbizzarrire con mandorlo, gelsomino ...) anche di fieno che prevalgono su quelle di frutta bianca e che svelano subito la natura di questo vino. Al palato leggermente agrumato ritornano le note floreali e colpisce una buona mineralita' , buon corpo giocato sulla frutta bianca e media Pai. Un Pinot Bianco rigoroso, tradizionale. Leggera e poco disturbante alcolicita' glicolica. Una volta svelatosi dalla cieca, vino anche fatto da una piccola azienda ad impostazione Bio. Buon prodotto.

Weissburgunder Pinot bianco Doc (vol 14%) -  Sanct Valentin St. Michael Eppan 2010
Dei vini assaggiati e' quello che ha il colore piu' scarico tendente al bianco carta con un unghia molto corta. Al naso frutta bianca in evidenza con una prevalenza di mela quasi verde. In bocca fresco esile e molto fine, al limite di una base spumante. Vino poco complesso che pero' non riesce a fare della semplicita' un'arma vincente. Si fa apprezzare per non essere invadente pur avendo un alcolicita' elevata.

Weissburgunder Pinot bianco Shulthauser Doc (vol 13,5%) -  Sanct Valentin St. Michael Eppan 2011
Colore giallo paglierino carico. Al naso si presenta con decise fragranze di frutta bianca matura mela pera, persino albicocca con tratti di maggior complessita' ma probabilmente dati dall'influenza dell'affinamento in botti grandi. Il palato vellutato e pastoso richiama il naso. Discreta acidita' a sostegno. Un vino di discreta complessita' data per lo piu' dall'affinamento in botti grandi di cui si sente l'influenza. Goloso, piacione. Ben fatto e ben gestito in cantina, caratteristica che lo allontana un po' dalla tipicita'.

Pinot Bianco Vigna S. Michele Doc (vol 13,5) - Hofstatter 2009

Anche qui un colore giallo paglierino molto scarico tendente al bianco carta.  Naso e bocca fin da subito anonimi con sbuffi quasi vegetali. Solo a tratti vengono fuori timidi sentori floreali e fruttati. Vino piatto. Peccato perche' una volta rivelatosi dalla cieca ricordavo lo stesso vino di una annata differente con piu' personalita' e tipicita'. Dubbioso.

 Pinot Blanc Les Princes Abbes 2004 (vol 12,5%) AAC - Domaines Schlumberger Alsace
Giallo paglierino carico tendente al dorato.  Naso con una leggera punta di ossidazione con uno spettro che parte dal floreale fino ai frutti bianchi maturi con prevalenza di questi ultimi. Fin qui potrebbe anche essere un vino tedesco, moselliano ma non certamente un riesling. Quindi dico Alsazia. Al palato buona acidita', sapidita' e richiami continui alle senzazioni avute all'olfatto, prima floreali e poi di frutta bianca. Pai lunghissima. Qui c'e' tutto osservanza della tipicita' e complessita' non indotta. Ottimo vino.