IL GUSTO E' RELAZIONE E CONSAPEVOLEZZA

giovedì 1 novembre 2012

Degustazione bilaterale


Chianti classico Castell'in villa 1992

Guardandolo nel bicchiere dal nucleo fino all'unghia possiamo cogliere nel colore una maturata evoluzione e soprattutto l'unghia ci comunica che siamo di fronte ad un vino longevo.
Naso molto elegante, leggibile, che ci regala tre livelli di sensazioni in equilibrio tra loro. Il primo un frutto maturo non eccessivo accompagnato da note minerali, di terra e  sottobosco, il secondo una leggera nota vegetale rinfrescante, il terzo netti segnali di terziarizzazione con note evolute di tabacco, foglie secche, accenni di cassetto chiuso che ci confermano gli anni sulle spalle.
Al palato l'entrata non e' solenne e sicuramente non si caratterizza come un vino dal corpo e struttura importanti. Questa leggerezza e' accompagnata da una freschezza generale che riprende la leggera nota vegetale di cui all'olfatto che dopo una sosta lunga del vino nel bicchiere si caratterizza quasi come balsamica. Perfetta corrispondenza naso bocca per frutto ed evoluzione terziaria. Un vino la cui persistenza richiede predisposizione nel coglierne le sfumature anche le piu' sussurate.
Leggibile, piacevolmente longevo, per gli amanti dell'eleganza e delle fini sfumature capaci di regalare emozioni al pari se non superiori rispetto alle tinte piu' forti di altri vini piu' strutturati e altrettanto portatori di complessita' basata sull'impatto.

Montevetrano 2001

Non avevo mai assaggiato fino ad ora questo vino di Silvia Imparato e dell'eneologo Riccardo Cottarella, curioso l'ho proposto ad una cena presso l'amico Christian compagno di tante avventure degustative.
Dal colore siamo subito colpiti dalla compattezza di questo vino che si presenta rubino scuro concentrato, quasi impenetrabile con un unghia cortisssima che non fa trasparire gli anni che ha.
L'impatto olfattivo e' importante contenente note di frutta rossa accompagnate da richiami balsamici ma soprattuto da legno dolce e cannella. Nel corso della beva l'impianto olfattivo anche se ricco rimane compatto, non si sgrana mai dando probabili segnali di un inizio di una fase di chiusura.
Al palato si presenta come un vino di forte struttura e buon corpo, con i tannini risolti. Ritroviamo confermate tutte le sensazioni olfattive con l'aggiunta di un frutto accompagnato da una sensazione di morbidezza "lattica", vanigliata che lotta ma prevale rispetto alla spinta balsamica dell'aglianico. Buona persistenza. Ancora una volta si ha la sensazione di un vino estremamente compatto, di forte impatto e personalita' ma che nel corso della beva non riesce a sgranchirsi rimanendo sempre uguale a se stesso.
La lotta tra la tenacia e la passione per il suo territorio di Silvia Imparato e l'impronta dell'enologo sembra sia stata vinta da quest'ultimo. Sicuramente un vino da approfondire e meritevole di una verticale.