IL GUSTO E' RELAZIONE E CONSAPEVOLEZZA

giovedì 18 aprile 2013

VINITALY E ViViT 2013 ... Parte 3

Eccomi al padiglione della Valtellina. Conoscendone bene i vini e vignaioli, poichè è la zona vitivinicola più vicina a dove abito, tendo sempre a trascurare la visita a questo padiglione. Quest'anno mi sono particolarmente soffermato a parlare ed assaggiare presso l'amica Isabella dell'azienda Ar.Pe.Pe. Azienda che, attraverso tecniche di lungo affinamento in botte grande dei vini e portando avanti l'autneticità del Nebbiolo fatto in Valtellina, sta avendo ormai i riconoscimenti che merita. Sapendoli attendere e ascoltare i loro vini riescono a portarti nel bicchiere l'autenticità del Nebbiolo (scarico, austero) e la tipicità del luogo in cui nasce attraverso la macchia di alta montagna. Si parte dal Rosso di Valtellina, scarico nel colore, semplice ma essenziale, immancabili i fruttini di rovo, di buon equilibrio, rinfrescato da una sapidità inattesa. Grumello Buon Consiglio, colore rubino scarico più tendente al granato, più austero al naso, marasca, già con lievi sentori evolutivi, più complesso e tannico del rosso di valtellina, di buon equilibrio. Sassella Rocce Rosse 2001, qui siamo su un colore più tendente al granato con un unghia aranciata. Al naso spicca una decisa frutta nera sotto spirito accompagnata da odori terziari con prevalenza del tabacco. Bocca da grande Nebbiolo, austero, tannico, con una chiusura sapida ed accenni di erbe di montagna che lo rinfrescano.Vigna Regina 2001, Colore ancora più essenziale del precedente, naso bellissimo, sottile, con il frutto tenue che lascia subito lo spazio a erbe di montagna, rovo, e ad una terziarizzazione verso il cuoio.Palato austero, ma fine, essenziale, la trama tannica lascia volentieri lo spazio ai ricordi olfattivi. Chiude con un bel allungo rinfrescante sapido, quasi agrumato e ricordi di erbe di montagna.Ultimi Raggi 2001, fatto con uve leggermente surmaturate in pianta. Qui il colore è più intenso ed il palato più dirottato verso un frutto rosso in evidenza, ben in equilibrio con una speziatura dolce e richiami di erbe di montagna. Palato corrispondente, intenso ma armonico, con una chiusura asciugante ma fresca. Grandi vini fatti da grandi persone ! Festinalente quindi, fate presto ad acquistali, ma senza fretta nel degustarli.


Immancabile la sosta presso lo stand di Gianfranco Fino.
Il suo Primitivo (Es) ed il suo Negroamaro (Jo),  sono la ricchezza e dolcezza del frutto e la potenza del sole della Puglia nel bicchiere. Vengono da vitigni vecchissimi, recuperati con passione ed amore per la propria terra. Inoltre, nel corso degli anni, attraverso la valorizzazione del terreno e della macchia mediterranea, Gianfranco è stato capace di dare loro una buona bevibilità nonostante il grado alcolico veramente importante.
Es 2011. Colore rubino scurissimo. Polposo, bel frutto concentrato, dolce con una macchia mediterranea dentro che ti arriva al cuore. Nella versione di questa annata, pur rimanendo su una gradazione alcolica da record ( 16,5 Vol), rivedo di più il vino che si riprende una certa bevibilità con tocchi sapidi e minerali. Lunghissimo. Jo 2011. Più austero, giocato su una ciliegia di spagna, mora, prugna. Emerge anche un tannino timido, note iodate, sapide e minerali.
E veniamo al padiglione delle Vigne, Vignaioli e Terroir, anche oltre il biologico all'insegna del rispetto della natura e dell'uomo, con una rigorosa autodisciplina ispirata anche ai principi della biodinamica.

Tenuta di Valgiano. Qui siamo in quel di Lucca e Saverio è una persona affabile, solare e divertente. E' bello soffermarsi e parlare con lui.
Di questi vini mi piace sottolineare la capacità di riportare nel bicchiere il giusto compromesso della composizione dei terreni delle colline lucchesi. La marna argillosa e calcarea che apporta potenza e longevità e l'arenaria del macigno Toscano che apporta mineralità e bevibilità. Palistorti Bianco 2012, è composto da vermentino per il 50%, poi Trebbiano e Malvasia per il 25% e Chardonnay e Sauvignon per il restante 25%. Vinificato in acciaiocon solo una parte di Vermentino affinata in barrique. Ha una veste paglierino dorato, leggermente ambrato. Naso da macerazione. In bocca è un pò evoluto e presenta sensazioni di uva bianca sotto spirito e ananas. Chiude con una nota minerale e rifrenscante. Si passa poi ad un altro Bianco del 2010 ed in verità se ho capito bene composto solo da vermentino, Chardonnay e Sauvignon. Vino curioso, solare, un pò atipico. Naso da mollica di pane impregnata di alcol e da una aromaticità data dal sauvignon. Al palato leggermente tannico, con una nota alcolica calda ed addolcente. Ma veniamo ai rossi. Palistorti Rosso 2010, in prevalenza (70%) Sangiovese, Syrah e Merlot per il restante 30%. Rubino carico che poi si arricchisce di una veste porpora, verso un'unghia di impronta Sangiovese. Parte con un naso leggermente feccino, di impronta "bio". Frutta rossa croccante, leggermente speziato. Al palato caldo, frutto svolto ma presente, minerale. Alcol di ritorno.Tenuta di Valgiano rosso 2010, sulla scia del Palistorti questo è un vino più importante. Attraverso frutta rossa seppur matura, note minerali e speziate, il naso esprime una eleganza e finezzadegne di nota. Al palato il frutto si fa più esile, con tannini fini, minerale e con una speziatura di erbe fini in evidenza che lo raffrescano.  Se volete fare un'esperienza mistica procuratevi una bottiglia Tenuta di Valgiano rosso 2006.

Ora passiamo a due donne. Tenaci, vigorose, degne vignaiole appartenenti alla propria terra ed ancorate alle proprie tradizioni, ma nel contempo lanciate verso un radioso futuro nel mondo del vino.

Arianna Occhipinti. Una spremuta di Sicilia, autentica e verace nel bicchiere. Senza trucco ne inganno alcuno. Passione e cocciuta spensieratezza della gioventù traspaiono dal suo vino, figlio della tradizione ma anche del nostro tempo. Per dirla alla Bertoli " ... con un piede nel passato e lo sguardo dritto ed aperto verso il futuro ... ".
Allora iniziamo gli assaggi e proprio come in un percorso partiamo dai vini base che hanno il nome della strada provinciale SP68 e che ci avvicinano alla semplicità ed immediatezza tipica dei contadini.
SP 68 Bianco 2012, fatto con uve Albanello e Moscato d'Alessandria. Vinificato in accciaio. Terreno sabbioso e calcareo. Con i suoi 11,5 Vol, ti accarezza e ti coccola al naso con la dolcezza della frutta bianca accompagnata da leggere note balsamiche. In bocca è più dritto con in evidenza lo zibibbo in versione secca ed è accompagnato da una piacevole sapidità e freschezza.

SP 68 Rosso 2012, è formato da uva Frappato e NeroD'Avola. La sua semplicità ed immediatezza si esprime attraverso un'anima vivace, fresca, fruttata e delicata a tratti sapida all'interno di una scorza austera e rigorosa dettata dalla presenza del Nero D'Avola.

Frappato 2011, come ho già avuto modo di descrivere in passato questo vino è semplicemente vinoso ma elegante, fruttato, fresco e caratterizzato da una inconfondibile speziatura dolce, cannella, chiodi di garofano, scorze di agrumi. Un vino che lascia parlare l'uva ed il territorio. Come un ospite mai invadente ma che se lo ascolti ti colpisce per la sua personalita' semplice, schietta, autentica che ti conquista.
Siccagno 2010, una versione del Nero D'Avola rigoroso, territoriale, che si distacca dall'idea di un vino alcolico, pastoso, concentrato. Il colore è si un rubino molto scuro, ma già all'olfatto, su un substrato di frutta nera, si rivela fresco, elegante con ritorni di sottobosco e macchia mediterranea. Palato che rispecchia l'olfatto con rilasci balsamici. Trama tannica fine, equilibrato e di buona lunghezza.

Grotte Alte 2006, un vino che io amo particolarmente. Amo sentire la lotta, alla ricerca di un equilibrio, tra il Nero D'Avola e il Frappato. Equilibrio e sintesi che in questo vino si manifestano esemplarmente. Si parte dal colore, purpureo, vivace. Si passa poi al naso, fresco, mediterraneo. Il palato è caratterizzato da note di mora e arancia rossa, pieno con un tannino un pò asciugante accompagnato da una acidità rinfrescante.

In enogastronomia è difficile trovare prodotti, semplici, essenziali e nel contempo profondi, credo che Arianna sia sulla buona strada.

 Elisabetta Foradori. Decisamente orientata e convertita alla coltivazione dell'uva e produzione dei vini attraverso le tecniche ed il pensiero del metodo biodinamico, si sta facendo largo anche oltre i confini italici. I suoi vini sono di impronta Dolomitica, sia per origine sia per carattere.
Nosiola 2011. Fatta in anfora è un vino cosiddetto orange.Colore paglierino leggero un pò ambrato con unghia carta. Al naso ha un pò di ritrosia ad esprimersi. Arrivano in anticipo sentori pseudo macerativi tipici dei vini orange, poi anche un leggero floreale. Al palato è dritta, marmorea, minerale, avvolta da un alcol appena in evidenza e ancora ritorni floreali ed orange.

Sgarzon 2011. Rubino scuro, violaceo. Naso alcol etereo, frutta rossa. Palato tannico da legno, con un frutto ben bilanciato dall'acidità.

Morei 2011, colore più scuro del precedente. Naso leggermente feccino ma si pulisce bene. Frutto marascato ed alcol in evidenza. frutto pieno polposo con una buona acidità. Tannico con la presenza della permanenza in botte avvertibile e ancora da smaltire.
Granato 2010, bel rubino violaceo. Naso di frutta nera matura, ma anche fresco. Al palato il frutto scuro e polposo è ben sorretto e felicemente contrastato da un tannino da raspo ed una buona acidità.
Granato 2009, rubino violaceo scuro. Naso da frutta nera matura, si avverte il legno, leggermente vanigliato. Bocca corrispondente , morbida con tannino avvolgente. Da attendere.


Sempre e solo vini italiani ? Eh no, un pizzico di Francia ci voleva. E che Francia, Borgogna addirittura nel padiglione del ViViT. Il produttore è Prieure Roch. 2009 annata polposetta, ricca un pò opulenta. In questo produttore mitigata da uno stile ed una interpretazione del Pinot Nero tesa ad esaltarne i fruttini e la mineralità mantenendo una  interessante vena di acidità ed estraendo il giusto.
Nuits 1er Cru 2009, è il semplice e più dritto. Frutti di bosco tipo lamponi in evidenza, buona acidità. Fresco, asciutto.

Les Clos des Corves 2009, bel colore da pinot nero, attacco al naso con fragoline e lamponi in evidenza. Palato corrispondente, leggermente polposo con contrappunto minerale ed una acidità a sostegno. Buona lunghezza. Ancora giovane ma di sicure belle speranze.

Clos de Vougeot 2009, più terroso, più morbido con un frutto a fuoco più presente. Bel allungo e buona persistenza.

Un salto lo faccio anche presso lo stand di Nikolaihof. Per me uno dei punti di riferimento per l'Austria del Gruner Veltliner e Riesling da invecchiamento. Gli preferisco sempre la linea dei Gruner Veltliner ai Riesling. Li trovo più a fuoco e mi portano l'austria dei vini bianchi nel bicchiere. Bella tutta la linea dal più giovane fino a quelli ante 1995.

Torniamo in Italia ed andiamo a trovare al suo stand Roberto Bianchi, Valle delle Corti. innanzitutto è necessario conoscere Roberto, che ad un primo impatto, come quando ero andato a trovarlo a Radda, ti sembra, nella sua semplicità, un pò snob. Poi si rivela schietto, gentile, generoso, genuino.
Ma sto parlando di lui o del suo vino ? Ecco se conosci Roberto conosci anche il suo vino.
Il suo Chianti, a volte un pò esuberante nella presenza alcolica comunque ben domata, è una delle espressioni più a fuoco e più caratteristiche di quel terroir. Radda nel bicchiere.

Chianti classico 2008, colore tipico del sangiovese, naso esuberante con un frutto maturo in evidenza con connotazioni floreali. Bocca appagante, frutto carnoso, ed ingentilita da una buona acidità. Tannino morbido. Un pò di alcol in evidenza.
Chianti classico 2009, questo millesimo ha già tutto di suo per regalare un ottimo prodotto. Qui è stato sufficiente essere artigiani in vigna e spettatori in cantina.Il rispetto di un'annata che ha dato vini col giusto equilibrio tra colore, alcol e frutto quì è esemplare ed ancor di più per la Riserva 2009. Vini succosi, espressivi, gestiti in modo tradizionale con rigorosità e austerità, accompagnati da un tannino presente ma fine. Vino da mettere in cantina, perchè sa e saprà dare emozioni tutte chiantigiane, anzi Raddesi.
Riserva 2007, dal rosso rubino intenso. Annata da frutto aperto, carnoso. Naso fruttato e leggermente legnoso. Al palato frutti di bosco maturi, amarena ed a tratti una speziatura che ricorda la liquirizia di legno. Vino nobilitato da una bella acidità a sostegno della freschezza.

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