IL GUSTO E' RELAZIONE E CONSAPEVOLEZZA

lunedì 15 aprile 2013

VINITALY 2013 ... Parte 1


Tutti gli anni valuto se andare o meno al Vinitaly e poi decido sempre di andarci.
Alla fine ci si va ed è giusto andarci perchè è la fiera italiana più importante ed estesa del settore, perchè è la rappresentazione di come si pone il mercato italiano del vino verso il mercato globale, perchè è la plastica e fisica rappresentazione del mondo del vino italiano verso l'estero, perchè è l'agorà delle relazioni personali e commerciali degli addetti ai lavori, dove ognuno gioca il proprio ruolo e lo deve saper fare sempre al meglio da solo o in collaborazione con gli altri in un mondo sempre più globalizzato.
Vivere da vicino questa fiera permette quindi di toccare con mano come siamo capaci, come sistema paese, come produttori di vino, come commercianti, come enotecari, come ristoratori, come somellier, come semplici appassionati di vino ed enogastronomia, di fare sistema verso un mercato sempre più globale. E devo purtroppo dire che siamo indietro, ancorati ancora ad una vecchia concezione di impostazione fieristica autoreferenziale ed individualistica incapace di aiutare gli operatori del settore  a fare sistema.
In questo scenario quindi i piccoli produttori, le realtà locali, i custodi autentici delle tradizioni, trovano pochissimo spazio a vantaggio di una industria del vino che si fa essa paradossalmente paladina di questi valori pur essendone la negazione.


Non a caso l'iniziativa Vigne Vignaioli Terroir (ViViT), replicata anche quest'anno, ha riscosso un grande successo attraverso uno spazio che ha acceso la luce in modo sistematico su realtà produttive che incarnano i valori più autentici della terra e delle tradizioni nel rispetto dell'ambiente e dell'uomo. Far conoscere questa Italia del vino nel mondo globale passa però anche attraverso la capacità di fare sistema  e di valorizzare come un unicum le associazioni e e le cooperative che portano avanti questi valori.
Quindi eccomi anche quest'anno al Vinitaly.

Da degustatore formato ed appassionato di enogastronomia ed etica del gusto, lo scopo è stato quello di incontrare tanti produttori amici e di individuare altre realtà capaci di stimolare il mio interesse e la mia curiosità entrando in relazione con me attraverso il loro prodotto.

Il primo padiglione che decido di aprrocciare è quello della Franciacorta. E' un padiglione che tradizionalmente attrae  moltissima gente e quindi un afflusso cospiquo è da mettere in conto. Lo stile di approccio al cliente da parte di quasi tutti gli espositori è stato quello di mescita stile aperitivo al bar. La competenza degli addetti, quasi sempre zero, e dove c'era il produttore, quasi sempre forniva risposte con aria di sufficienza e superiorità non rispondendo a domande specifiche e tecniche. Per gli assaggi che ho deciso comunque di compiere (Colline della stella, Faccoli, Uberti, Mosnel, Boscaiola ) mi è sembrato di intravedere nelle nuove cuveè un fil rouge di impostazione stilistica simile imperniato su un naso fragrante, un pò evoluto, leggermente fungineo, anche per i "Dosaggio zero" in contrappunto con un palato piuttosto dritto, fresco ed inconfondibilmente franciacortino.

Scappando dalla ressa trovata presso il padiglione della Franciacorta, mi reco presso quello dell' Altoadige.
Pur essendoci molta gente quì riesco a trovare una dimensione più accettabile anche in termini di disponibilità e competenza presso gli stand. Per quello che una fiera può permettere, riesco quindi ad effettuare una bella coparata di Pinot Bianco.


Girlan
Il registro dei vini di Girlan, in sequenza il base 2012 (solo acciaio) e la riserva Plattenriegl 2012 (legno grande) è giocato su un colore giallo paglierino chiaro con riflessi dorati brillanti e richiami verdognoli appoggiato da sentori di pera sia al naso che al palato. Entrambi hanno una buona acidità agrumata e mineralità. La riserva è più lunga, presenta una nota erbacea al naso ed un frutto piu' persistente al palato, mentre il base è più dritto ed ha un ritorno retroolfattivo di alcol etereo.




San Michele Appiano
Assaggio il base e il Schulthauser 2012. Il base si presenta con un naso reticente con alcol etereo in evidenza. Timidi accenni di frutta bianca e sentori vegetali. Al palato riprende lo stesso registro ma è un pò vuoto. Non è lunghissimo. Lo Schulthauser al naso aggiunge anche una nota di foglia di pomodoro ed ha un palato più pieno con un allungo sapido. Buona lunghezza.


Tra i due secondo me il Girlan, anche se di minor impatto, ha una cifra stilistica superiore e riesce a domare meglio l'alcol.


Ora si va al padiglione della Campania, quello dove ho trovato una accoglienza migliore e di qualità, con la possibilità di confronto con i produttori. Disponibili e gentili.
Entrando sulla destra mi reco subito da due produttori di Falanghina dei Campi Flegrei. Perchè avevo già deciso di conoscere di più questo vitigno fatto in questa zona vulcanica e marina, ancora con viti a piede franco poichè la fillossera in quei terreni non attecchisce.

 Questo produttore si chiama Contrada Salandra, vengo subito accolto molto bene dalla signora che mi mette a mio agio ed è incuriosita dalla passione che vede nel desiderio mio di degustare e voler conoscere il suo vino.
La Falanghina 2010 si presenta con una veste giallo paglierino chiaro, dorato brillante sulla corona. All'olfatto incedono un pò di note macerative. Il palato viene avvolto da una buona acidità con un allungo fruttato ed una buona chiusura sapida. L'alcol si fa sentire scaldando lo stomaco. Purtroppo la versione 2011 mi è stata proposta ad una temperatura troppo bassa ed ho potuto intuire un alcol ed un impatto da uve che forse sono maturate troppo.

Dopo due stand mi fermo presso La Sibilla. Mi accoglie il figlio giovane alla presenza dei due genitori. La conduzione dell'azienda è di impronta famigliare. Parte dei loro vigneti si trova praticamente all'interno di due crateri ormai spenti da anni, con i due mari adiacenti a sud di Napoli. Il terreno è formato da ceneri e lapilli ed è accarezzato dalla brezza marina in una situazione microclimatica molto tipica.
Falanghina 2011.
I vigneti a piede franco sono proprio sul mare e sono caratterizzati da terreni ricchi di sali minerali che hanno una falda acquifera termale sottostante.
Di questa Falanghina colpisce subito un naso iodato con una leggera nota di macerazione, con una corrispondenza naso bocca che rafforza il carattere sapido ed a tratti salato di questo vino.
Cruna dell'ago 2011
Questa versione viene da vigne vecchie di oltre 37 anni e viene fatto eseguire un affinamento piuttosto lungo su fecce fini.
Lo stile iodato, salmastro della precedente è anche qui confermato. Oltre la nota macerativa qui il palato si arricchisce anche di una bella acidità e di una pesca bianca.
Domus Giuli 2009
Qui non abbiamo solforosa aggiunta se non all'imbottigliamento.
Il colore qui si fa più carico, dorato,. Il naso si caratterizza anche di note floreali, camomilla. Bocca a tratti tannica e da macerazione spinta.

Passiamo ora ad altri due vitigni, il Fiano di Avellino e il Gerco di Tufo con uno dei produttori esemplari e più di riferimento per la tipologia. I suoi vini sono noti per la vigorosa verve di acidità che li caratterizzano.


Raggiungo lo stand di Pietracupa. Vengo accolto da Sabino Loffredo, anche se di primo achito ti sembra un pò burbero poi si rivela una persona gentile e pacata, nonchè disponibile.
Fiano di Avellino 2011
Naso sfaccettato, leggermente fumè, floreale profumato, fieno, timo. Attacco al palato con frutta bianca non eccessiva e chiusura leggermente amarognola, riconoscibile da una acidità trascinante.
Greco di tufo 2011
Greco più giocato su sentori fruttati, al palato ha una acidità sferzante.
Greco di tufo 2012
Prova di botte. Caratterizzato da una acidità oltremodo spinta. Troppo giovane. S.V.


TO BE CONTINUED ....

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