venerdì 18 marzo 2022

LES 7 CRUS AGRAPART

 Oggi questo entry level di Agrapart.

Chardonnay 90% più Pinot Nero 10% . Assemblaggio di 4 grand cru e 3 village. Sboccatura recente 2021 dopo 2 anni sui lieviti.
È uno champagne fresco minerale di fine sapidità con una prevalenza fruttata di mela verde, dotato di grande impatto e personalità aiutata dalla fragranza e cremosità dovuta alla sboccatura recente ed alla materia prima.

ANSONICO 2019 VIGNETO ALTURA

 

Oggi a pranzo un bellissimo sorso isolano. Ansonico 2019 di Vigneto Altura Isola del Giglio.
Colore aranciato, leggermente velato, che tradisce una buona maturazione e quella piccola macerazione di 2/7 giorni.
L'attacco olfattivo è composto da ricordi di macchia mediterranea, una componente iodata, salmastra ed un accenno di frutta gialla con una leggera punta di pepe bianco. Al palato è corrispondente, avvolgente con una appena accennata tannicità. Chiude fresco, sapido, con ricordi di frutta gialla e miele di timo. Consigliata la beva a temperatura di cantina.

RISERVA VIGNA MONTICCHIO 2016 LUNGAROTTI

 

Un vino, una famiglia che ha contribuito a fare la storia del vino italiano, in occasione di una cena di famiglia, per farsi avvolgere da un frutto ammaliante di visciola e mora, accarezzare da un tannino fine ed elegante, per poi farsi ricordare con un sorso lungo leggermente speziato e quasi balsamico.
Tra qualche anno, sicuro regalerà sensazioni ancora più complesse. Intanto un paio di bottiglie riposano ancora in cantina.
 
Riserva Vigna Monticchio 2016 di Lungarotti


CHABILS LES CLOS 2007 DAUVISSAT

 

Quando apri una bottiglia 2007 dello Chablis Les Clos di Dauvissat in ricordo della visita fatta più di dieci anni fa oltrpassando il cancello blu, cercando oggi di ritemprarti e di consolarti durante la convalescenza influenzale e ne rimani impressionato, capendo il perchè ti occupi di enogastronomia da ormai 20 anni.
La beva è un viaggio. La veste limpida, brillante e dorata ti conquista subito portandoti in oriente. Poi vieni subito trascinato in un alpeggio alpino dal varietale burroso ma mai invadente, seguito da sensazioni iodate, floreali mature ed a tratti autunnali e di frutta gialla.
Nel corso della beva emerge l'annata fredda e sei subito in riva al mare, avvolto da una brezza marina iodata, salmastra accompagnata da un ritorno agrumato.


BRUNELLO DI MONTALCINO POGGIO DI SOTTO 2004

 

Il Brunello di Montalcino Poggio di Sotto nelle annate ancora interpretate da Piero Palmucci non ha bisigno di presentazioni.
Questa 2004 si spoglia pian piano del frutto evidenziando un incedere olfattivo che propone sensazioni di erbe officinali, menta e floreali. Al palato si presenta ancora fresco e scattante, con un frutto accompagnato da un retrogusto autunnale di sottobosco. Chiude lasciando il palato con una sensazione tannica poco astringente con sensazioni di cacao amaro. Ottima corrispondenza di questa bella annata.

CHAMPAGNE E BORGOGNA 2010

 

Champagne Extra Brut Grand Cru Bouzy Paul Bara. Sboccatura 2020.
Tutta la prorompenza del Pinot Nero di questo Grand Cru, a stento mitigata da una piccola percentuale di Chardonnay.
Sorretto da una sapidità/mineralità tagliente ancora in lotta con il frutto cremoso di mela matura.
Champagne giovane, dal buon bilanciamento qualità/prezzo.
Latricieres-Chambertin 2010 Grand Cru Rossignol Trapet
La timidezza del colore rosso rubino chiaro che diventa pallido sull'unghia mi induce ad un approccio lento, delicato che si concretizzerà in una bevuta lunga di circa un paio d'ore.
L'esordio al naso è dominato inizialmente da una freschezza verde che man mano si ritira lasciando spazio ad un frutto di ribes e lamponi che segna il passo ad una senzazione maggiormente agrumata poi floreale ed infine carnosa. Il palato segue la stessa evoluzione. Chiude lungo, austero ma nel contempo delicato.
Ha dialogato molto bene con un petto d'anatra in salsa a di prugne, miele, soia, leggermente speziata.
Il tempo ha reso omaggio a questa annata tesa, con acidità importante e in questo vino ha integrato bene il legno. In questo caso prezioso per un Cru che di suo tende a rinfrescare le annate morbide.

LATRICIERES CHAMBERTIN 2010 CHANTAL REMY

 

Domaine Chantal Remy - Latricières-Chambertin Grand Cru 2010
Questo è uno di quei sorsi dal quale non posso prescindere da un pregiudizio positivo, dato da assaggi in loco e seguenti che mi hanno lasciato il segno, quello indelebile della Borgogna classica.
Per chi non conoscesse il Domain Chantal Remy: Lotta cosiddetta ragionata in vigna, parte delle uve non diraspate, macerazioni di circa 30 giorni, lieviti indigeni, affinamento in barrique per circa 2 anni, nessuna filtrazione.
Dandogli il giusto tempo dalla apertura e permanenza nel bicchiere troviamo in perfetto equilibrio l'opulenza, l'eleganza e la complessità che caratterizzano questo climat. Il tutto espresso tramite un insieme perfettamente equilibrato di frutti rossi e neri di bosco, una speziatura quasi balsamica, un tocco floreale ed un finale leggermente sapido. L'acidità che in questa annata è sempre stata prevalente, dopo 11 anni di bottiglia si è perfettamente integrata e conferisce al sorso la giusta freschezza.
Un piacevole incontro dai contorni di una eleganza classica raffinata, quasi ingessata, dove l'equilibrio e le buone maniere non lasciano spazio a nessuno slancio di trasgressione emotiva.

CHAMPAGNE LES TERRES ARGILEUSES TRISTAN HYEST

 

Champagne Blanc de Blancs Les Terres Argileuses Extra Brut di Tristan Hyest. Trelou-Sur-Marne. Annata principale 2011 più 20% solera. Sboccatura 2020. Edizione limitata 2002 bottiglie prodotte, più qualche magnum.
Vigneron artisan di tradizione familiare, forte territorialità e si avverte rispetto agli Chardonnay della Cote des Blancs, che io comunque prediligo.
Champagne giovane, piacevole, cremoso, fragrante, avvolgente, sostenuto da una buona acidità. Le sensazioni principali sono quelle della crosta di pane, fiori di acacia, frutta bianca, una nota appena zuccherosa ed una gradevole chiusura agrumata e leggermente balsamica.
Se avete voglia di una morbida carezza rinfrescante sotto la calura estiva che inizia a farsi sentire, sicuramente da provare.

CHAMBOLLE MUSIGNY LES AMOUREUSES 2008 AMIOT SERVELLE

 
Chambolle Musigny 1er Cru Les Amoureuses 2008 di Amiot Servelle.
Ogni tanto è bello fare spazio per godere di una delicata carezza che non dimenticherai facilmente.
Uno Pinot Nero di estrema delicatezza e finezza. Si presenta con un rosso rubino delicato con tenui riflessi purpurei. Si alternano, con estrema corrispondenza olfattiva e tattile, susine, fruttini rossi tipo ribes, lamponi, fragoline di bosco, una trama floreale di rosa e viola ed una speziatura balsamica. L'ingresso al palato paga un pò l'annata e si rivela debole sopravanzato da una buona acidità verde. Ma subito recupera con una succulente lunghezza finale ed un tenue ricordo tannico che si concretizza con un tocco di grafite.



SAVAGNIN 2016 LES GRANDVEUX DOMAIN LES DOLOMIES

 

Conoscenza, attesa, predisposizione, corrispondenza.
L'incontro iniziale con questo vino nel 2018, in occasione della rassegna Le Nez Dans Le Vert, mi aveva fulminato, per poi non concedermi più le stesse sensazioni.
Oggi, in una giornata un pò uggiosa, davanti ad una minestra fumante con le verdure del mio orto ed insaporita da erbe di montagna, decido di stappare l'ultima bottiglia del Savagnin 2016 Les Grandveux del Domaine Les Dolomies.
Da questo vino naturale esce tutta la territorialità e varietà che un Savagnin può concedere nella sua versione ouillè.
Fatta decantare la bottiglia in verticale per una mezzoretta, il vino si presenta nel bicchiere con un giallo paglierino dorato esemplare. Ma ciò che lo caratterizza maggiormente è l'attacco olfattivo, ricco, avvolgente, deciso, sfaccettato. In primis pesca gialla, poi nespola, quindi l'inevitabile aromaticità seguita da un tocco floreale di erbe fini, per terminare con una sensazione di polvere da sparo ed un timido accenno del legno di botte usata.
L'ingresso in bocca è caratterizzato da una acidità agrumata tagliente per poi esprimersi sullo stesso registro olfattivo, fino ad una chiusura che volge lo sguardo a sensazioni "minerali".

POMMARD LES TOIS FOLLOTS 2017 DOMAIN LEJEUNE

 

La propensione ad una coltivazione estremamente rispettosa della natura fino ad approcciare la biodinamica, una vendemmia inoltrata a maturazione completa del frutto senza diraspare ed una macerazione carbonica con la pied de cuve seguita da una malolattica spontanea in botte, fanno di questo vino una rappresentazione di come l'equibrio tra natura, territorio e umanità possa restituire una corrispondenza organolettica autentica, semplice, ma non banale.
L'esordio olfattivo è quello dei frutti rossi tipo ciliegia e fragola, poi quelli neri di bosco, accompagnati da una sensazione floreale di rosa e da una speziatura che anticipa un sorso molto territoriale ed infatti abbiamo un tannino in evidenza reso verde dal leggero tocco dei raspi. Poi prosegue con una buona corrispondenza naso bocca sostenuta da una discreta acidità. Vino sincero, didattico.
Pommard Les Tois Follots 2017 Domaine Lejeune

CHAMPAGNE LES LONGUES VOYES 1ER CRU LAHERTE FRERES

L'incontro è di quelli non banali e preannuncia una beva lenta tipica dei vini a tutto pasto.
L'attacco olfattivo è largo, pieno, con rimandi a frutta bianca matura, pesca bianca, nespola, crosta di pane e fiori secchi. Si avverte la lunga macerazione in botti usate per il pinot nero di Borgogna.
In bocca è cremoso, corrispondente, sostenuto da una acidità tagliente e mineralità. Chiude sapido.
La bottiglia incontrata è
Les Longues Voyes Permier Cru Extra Brut di Laherte Freres. Sboccatura 2018. 100% Pinot noir delle montagne di Reims. Fermentazione da lieviti indigeni. 18 mesi di macerazione in botti usate della Borgogna. 3 anni sui lieviti.

ROCCAPIETRA ZERO 2014 SCUROPASSO


Oggi non ho voglia di fare niente. Sono sul mio balcone di casa e mi godo la vista del mio lago di Como. Ho dei calamari fritti e della verdura in pastella di ieri e decido di scaldarli in forno.
Devo trovare qualcosa in cantina di leggero, spensierato, non impegnativo.
Il pensiero va ad una bolla dell'oltrepò che sia identitaria di un territorio troppo spesso sottovalutato.
Ecco il Roccapietra Zero della cantina Scuropasso è l'ideale. Metodo classico annata 2014 sboccatura 2919. È un vsq fuori denominazione ma più identitario di tanti altri.
L'incedere immediato di un perlage animato da una vivace effervescenza ma mai scomposto, trova poi la sua pace in una finezza d'oltralpe che fa presagire una cremosità che si realizza con sensazioni prevalenti di frutta bianca sostenute da una acidità ben presente ed una buona lunghezza che invoglia la beva.

LA GRANDE CHAUDE V.V. 2016 PHILIPPE CHATILLON

 

La Grande Chaude V.V. 2016 Philippe Chatillon
Lo Jura che strizza l'occhio alla Borgogna, mantenendo la propria identità rurale e contadina.
3 ettari tra Arbois e Passenans su marne blu grigiastre. Zero diserbanti, zero chimica, zero solforosa aggiunta, fermentazione da lieviti indigeni.
Il suo chardonnay rustico, fresco, minerale, sapido, di persistente acidità agrumata, ci racconta di un abbraccio morbido del legno che gli conferisce ritorni retrolfattivi leggermente vanigliati ma non stucchevoli e ben integrati con gli agrumi.

VIGNA REGINA SASSELLA RISERVA 2005 AR.PE.PE

 
Si apre nel bicchiere con un bel colore granato leggermente evoluto. Regala sensazioni di fiori ed erbe di montagna accompagnate da una carezza tannica ed una succulenza che ne allungano la beva. Si difende bene da un deciso attacco da parte della polenta oncia tipica della mia zona del lecchese.
Vigna Regina Sassella Riserva 2005 Valtellina Superiore Ar.Pe Pe.


PERGOLE TORTE 2006 MONTEVERTINE

 

Le Pergole Torte 2006 Montevertine
Quando, dopo 2 verticali di annate differenti dal 1992 al 2009 condivise negli anni scorsi e più recentemente con gli amici ed appassionati, ti rimane una 2006 in cantina ed hai 2 fiorentine sulla brace, non puoi far altro che condividerle con i congiunti e stappare.
Salto la presentazione dell'azienda e della filosofia di produzione, perchè ormai è entrata nella storia del Chianti e specialmente di Radda, che può considerarsi un Grand Cru, per dirla alla francese.
Sorso in stato di grazia.
Si avvertono tutte le sfumature, dal frutto rosso, sottobosco, per continuare attraverso un tannino ben presente ma integrato ed una acidità ancora scalpitante che introduce una freschezza da erbe aromatiche. Finale
lungo e succulento. Che dire, si conferma uno dei migliori sorsi in assoluto da accompagnare alla fiorentina alla brace.

BOURGOGNE 2018 VIELLES VIGNES JOSEPH VOILLOT

Bourgogne 2018 Vielles Vignes Domaine Joseph Voillot.
Il Domaine Joseph Voillot dal 1995 è gestito da Jean-Pierre Charlot genero di Joseph Voillot. Si estende per 10 ettari di vigneti divisi nei comuni di Volnay, Pommard, Meursault e Beaune.
Ho visitato parecchie volte questo domaine ed incontrato Jean-Pierre Charlot, persona riservata, appassionata del suo lavoro e difensore strenuo dei luoghi della tradizione di Volnay e Pommard.
Ha saputo recepire e cogliere tutti gli insegnamenti di Joseph e sono sicuro che saprà trasferirli ad Etienne senza soluzione di continuità.
Quando si parla dei vini di questo piccolo domaine si racconta l'eleganza, la discrezione, la finezza, il tocco gentile di Volnay e la texture di Pommard. La loro nota longevità è data dall'equilibrio che li rende comunque fruibili anche subito.
Soprattutto i vini di Volnay, rappresentano la resistente delicatezza che a me piace trovare nel pinot nero.
Questo vino base, proveniente da vigne vecchie, è la giusta partenza per accorgersi subito della eleganza e finezza che il Pinot nero sa concedere nella semplicità di un vino da tavola. Il colore è un bellissimo rubino, limpido, brillante tendente leggermente al violaceo. L'unico che non fa botte ma solo cemento ed acciaio. Ti avvolge di sensazioni di fruttini di bosco e di fiori rossi e ti ammalia con il suo esemplare equilibrio tra le sue componenti dure e quelle più morbide sempre in punta di piedi.
Se ne avete l'occasione, iniziate ad approcciare i vini di questo domaine, ve ne innamorerete subito.

 

BAS ARMAGNAC DE PONTIAC 1969

 Bas Armagnac De Pontiac millesimo 1969.

Colore ambrato tendente al ramato, limpido, brillante. Le sensazioni olfattive sono quelle che colpiscono di più. Legno, cuoio, pelle, mandorla, miele, liquirizia di legno, albicocca, uva sotto spirito, uva passa, caramello e sensazioni floreali e leggermente torbate. Il palato inizialmente è caratterizzato dalla parte floreale, di liquirizia di legno e poi albicocca, scaldandosi avanza la parte legnosa, cuoio, mandorla, miele e caramello. Buona lunghezza, chiude leggermente sapido e torbato.
Abbinamento: Aroma Habanos Grand Reserve "Ligero" derivato dalla wrap dei sigari cubani Davidoff, assunto tramite vaporizzatore personale.




BLANC D'ARGILE VOUETTE & SORBEE

Bertrand Gautherot è un genio. Questo Blanc d'Argile in biodinamica sboccatura 2017 è la quintessenza dello champagne da aperitivo. Nel bicchiere oro fuso. Dominano le sensazioni di mela verde croccante, kiwi, lime e gelsomino. Bello dritto come una spada, equilibrato perfettamente da una cremosità non invadente che introduce buccia di agrumi candita, fragrante ed un tocco di crema pasticcera appena accennato. Chiude lungo, floreale, con un tocco di sapidità. La nota ossidativa è perfettamente integrata ed è un plus. Si scalda e al posto di indietreggiare aggiunge una maggiore fragranza di pane appena sfornato, frutta bianca ed un grip minerale. 100% chardonnay nell'Aube fatto così, chapeau veramente.






 

SAUMUR BLANC 2017 GUIBERTAU

 

Saumur Blanc 2017 di Guiberteau. Chenin blanc 100%.
Quando il terreno fossile è la memoria della vite e ne racchiude il tempo passato, accade che gli acini, salvati dalla umidità restituita dal tufo, ne siano i custodi e che il vino ne sveli il contenuto consegnandolo a chi sa coglierlo. Per restituire questa esperienza ci vuole rispetto per la natura e per l'uomo.
Ora raccogliamo questa eredità e vediamo come ci corrisponde.
Parte timido nel bicchiere con un giallo paglierino scarico ma limpido, racchiuso da una corona brillante e dorata. L'avvicinamento olfattivo ci conforta restituendo la parte più golosa composta da frutti e fiori bianchi come segno salvifico della integrità dell'acino preservata dal tufo. Il palato è fresco scattante, ma soprattutto trasforma la memoria fossile del terreno in sensazioni minerali e sapide che ne costituiscono la matrice principale.