Questa rassegna si mantiene viva per il dodicesimo anno consecutivo e
propone al pubblico di "eno appassionati" l'occasione per una
relazione autentica con i vignaioli attraverso il gusto dei loro vini, sani,
genuini, veri, ... naturali, senza l'utilizzo della chimica. Alla rassegna
segue anche la tavola rotonda dal titolo:
"La difficoltà di essere "avanguardia". Il vino
"naturale" alla prova di maturità: sintesi e prospettive."
In quel di Fornovo di taro sotto il tendone del Foro 2000 più di 100
vignaioli hanno quindi proposto i loro vini, accompagnati anche da aziende
agricole, per lo più del territorio, che hanno sfamato numerosi appassionati ed
esperti del settore, proponendo specialità culinarie e prodoti tipici assai
invitanti e genuini.
La location spartana e per questo molto caratteristica, dovrebbe essere
adeguata per gli spazi fruibili all'ormai consolidata fiumana di gente che si
riversa ogni anno a Fornovo. Si sa che le fiere non rappresentano quasi mai le
condizioni ideali per degustare i vini ed i prodotti tipici al meglio, ma sono
un importante momento di incontro e conoscenza tra appassionati, addetti ai
lavori e vignaioli.
I vini cosiddetti "naturali" rappresentano una parte del
differenziato mondo vinicolo e mi sono convinto che il miglior modo di
approcciare questo mondo è quello partire dal vignaiolo per poi arrivare al
vino. Se si comprende il lavoro, la filosofia, lo spirito, il carattere, il
rispetto, con cui il vignaiolo affronta la lotta in vigna, senza avvalersi
della chimica, allora si può comprendere il vino "naturale".
Imperfetto magari, ma vero.
Anche se non sono un estremista dei vini "naturali", è con
questo spirito che ho affrontato la giornata odierna di assaggi e vi propongo
le mie impressioni.
La suddivisione logistica dei vignaioli lungo le file di tavoli non era
per regione o tipologia ma dettata dal corripsettivo elenco posto all'inizio di
ogni fila. Ciò non ha certo agevolato l'individuazione dei vignaioli da
visitare.
Mi piace voler riassumere le degustazioni, meritevoli di segnalazione,
suddividendole per regione e segnalando le certezze e le sorprese (almeno per
il sottoscritto).
Italia
Abruzzo
Emidio Pepe è da considerarsi una conferma. I suoi vini si esprimono
attraverso un'impronta olfattiva imperfetta che nel tempo trova la sua giusta
dimensione attraverso l'equilibrio che i vini via via assumono attraverso una
terziarizzazione che asseconda la specificità dell'annata. Vini essenziali,
scarni come la parola di Ungaretti, che trovano la loro massima espressione
dopo anni di bottiglia come il Montepulciano d'Abruzzo 2000 in splendida forma
e l'emozionante annata 1985 che ho avuto occasione di assaggiare.
Calabria
Azienda A' Vita, il gaglioppo che sa di nebbiolo. Magari incostante ma
mai indifferente.
Emilia Romagna
Più ombre che luci ed a volte molto e fin troppo "border line"
lungo il pericoloso crinale della soglia delle imperfezioni olfattive.
Ne esce bene, comunque Camillo Donati, con i suoi vini, spremute d'uva,
fortemente legati all'autenticità del vitigno che li esprime, lasciandoli
lavorare in bottiglia liberi da ogni condizionamento.
Friuli Venezia Giulia
Qui non posso non segnalare il Friulano dell'azienda i Clivi, uno dei
migliori assaggi. La caratteristica di entrambe le versioni di questo friulano
è quella di non essere appesantiti dall'alcolicità che di solito hanno i
friulani, mantenendo una rigorosa tipicità nel rispetto del varietale sotto un
mantello fresco, sapido e minerale. Il Galea è più immediato, beverino, pronto,
dritto, con un ritorno varietale in lunghezza. Il Brazan più sapido, che sa
esprimersi meglio nel tempo. Esemplare la 2001.
Marche
Azienda Pievalta. Verdicchio riserva San Paolo 2009, forse il bianco che mi
ha colpito maggiormente. Completamente in equilibrio pur nella complessità di
tutte le sue sfaccettature che vanno dalla frutta gialla, alle erbe aromatiche
legate da una buona freschezza e sapidità.
Da segnalare anche il Capovolto dell' Azienda Marca di San Michele.
Piemonte
Per il Piemonte solo riconferme per le aziende Cappellano e San Fereolo.
Stupendo il dolcetto di Nicoletta Bocca. (Post de Il sole nel vino, aziendaSan Fereolo)
Sicilia
Arianna Occhipinti come al solito sugli scudi con tutta la sua linea di
vini.
Toscana
Potrei parlare del Syrah di Amerighi, del chianti di Giovanna Morganti
Azienda le Boncie o di quello dell'azienda La porta di Vertine.
Invece mi soffermo sulla giovane azienda agricola biologica La Piana. L’azienda
si trova sull’isola di Capraia oggetto di recupero ambientale iniziato nel
2000. Questa giovane azienda si prefigge il compito di custodire il territorio
attraverso il giusto mix tra agricoltura di qualità, rispetto ambientale e
memoria storica. Immersi nella macchia mediterranea caratterizzata dalla
presenza di rosmarino, oleandri, rose antiche, vi sono i filari incastonati in
terrazzamenti e muretti a secco. Dai vitigni di Aleatico viene prodotto un
rosato ed un passito, il Cristino, fiore all’occhiello di questa azienda. Un
bel vino, dolce, morbido, caratterizzato da frutta rossa matura ed una
speziatura dolce, sostenuto da una discreta acidità. Ma dal 2008 è iniziato il recupero di altri
ettari per la produzione del Vermentino da barbatelle nuove e già dalla
versione in acciaio, fresca, sapida dell’annata 2012 è facile intravederne un
futuro roseo.
Rimanendo in tema di vini passiti si distinguono anche l’Aleatico dell’azienda
Massa Vecchia ed il vin santo La sorpresa di Pacina. Quest’ultimo per impronta
ricorda molto il Vin San Giusto dell’azienda San giusto a Rentennano.
Veneto
Per questa regione sicuramente si rimane colpiti dalla vinificazione
dell’uva Glera con rifermentazione spontanea in bottiglia dell’azienda
Costadilà. Sempre sul crinale del burrone delle derive acetiche.
Il Prosecco di Casa Coste Piane ed i vini dell’Azienda Monte dall’Ora
rappresentano sempre delle sicurezze. (Post de Il sole del vino, azienda Montedall’Ora).
Francia
Alsazia
Bella la linea
dei vini del Domaine Paul Humbrecht, tutti i vini centrati, territoriali e di
estrema bevibilità, dal Cremant, al Riesling, al Pinot Gris, al Gewurztraminer.
Borgogna - Macon
A fuoco e bello
dritto lo Chardonnay dell’azienda Catherine et Gilles Vergé, derivato da viti anche
ultra centenarie per il cru Virè Clessè. Zero solforosa aggiunta, fermentazione
da lieviti indigeni, lunghe fermentazioni ed affinamento in acciaio anche fino
ad 8 anni. Chapeau !
Champagne
Delusione per la poca attenzione e dedizione nello sbicchieramento per
lo Champagne di Boulard. Bottiglie aperte molto in anticipo e calde.
Beh, complimenti. Peccato non essere riuscito ad essere a Fornovo quest'anno, i tuoi assaggi almeno mitigano quel po' di nostalgia che affiora, a ripensarci. Bel blog, lo scopro solamente oggi.
RispondiEliminaGrazie per i complimenti, unisciti al blog e seguimi, anche su Fb.
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