Ho potuto sentire addosso il clima tipicamente mediterraneo. Condizioni ideali per portare a compimento la piena maturazione delle uve di Sangiovese Grosso atte a produrre il Brunello di Montalcino.
Il Brunello di Montalcino per divenire tale attraversa un disciplinare che declina un approccio rigoroso dalla vigna, all'affinamento, fino alla distribuzione.
Di seguito sono riportate le norme previste dal Disciplinare vigente così come previsto dal Decreto 19/5/1998.
- Zona di produzione: Comune di Montalcino
- Vitigno: Sangiovese (denominato, a Montalcino, "Brunello")
- Resa massima dell'uva: 80 quintali per ettaro
- Resa dell'uva in vino: 68%
- Affinamento minimo in legno: 2 anni in rovere
- Affinamento minimo in bottiglia: 4 mesi (6 mesi per il tipo Riserva)
- Colore: rosso rubino intenso tendente al granato per l'invecchiamento
- Odore: profumo caratteristico ed intenso
- Sapore: asciutto, caldo, un po' tannico, robusto ed armonico
- Gradazione alcolica minima: 12,5% Vol.
- Acidità totale minima: 5 g/lt
- Estratto secco netto minimo: 24 g/lt
- Imbottigliamento: può essere effettuato solo nella zona di produzione
- Immissione al consumo: dopo 5 anni dall'anno della vendemmia (6 anni per il tipo Riserva)
- Confezionamento: il Brunello di Montalcino può essere posto in commercio solo se confezionato in bottiglie di forma bordolese.

In generale il Brunello di Montalcino si presenta con un colore rubino brillante tendente al granato con una inconfondibile unghia aranciata. Le sue componenti dure, come il tannino e l'acidità, ne costituiscono l'ossatura, contornata da un frutto rosso croccante o di confettura con a volte incursioni speziate, di sottobosco e leggermente vanigliate. La cifra stilistica è quella di un grande vino armonioso, elegante, asciutto e con un'ottima persistenza.
Il sito del Consorzio del Brunello di Montalcino, da cui è tratta la sintesi del disciplinare qui pubblicata, può essere un riferimento utile di approfondimento.
Dopo questo viaggetto avevo messo in cantina un pò di bottiglie. Talune rappresentative del lato più "modernista" della vinificazione del Brunello di Montalcino, altre appartenenti più al filone "tradizionalista", anche se ormai l'allargamento delle zone vitate della denominazione e l'avvento delle moderne tecniche di vinificazione allontanano sempre di più il Brunello dal proprio territorio.
Le bollicine iniziali non potevano mancare. Metodo Classico, non dosato, insolito.
Abissi di Bisson.
Le uve utilizzate sono la Bianchetta ed il Vermentino. Si presenta con un bel colore giallo paglierino brillante e carico. Il perlage è fine e persistente. Il naso, inizialmente reticente, è sussurrato con sbuffi iodati che si alternano con incursioni più dolci. Il palato è asciutto, corrispondente, comandato dal varietale del vermentino. Chiude con una discreta persistenza leggermente amarognola.
Beh, al di là dell'aspetto mediatico ed affascinante dell'affinamento marino, un metodo classico fatto bene.

Finalmente a tavola e con le pappardella al ragù di Cinghiale seguite da una bella costatona di manzo Piemontese con le patate al forno, iniziamo con le tre batterie alla cieca.
Batteria 1:
La prima li esprime tutti nella complessità che un buon affinamento in legno può dare ad un vino nel tempo. Il vino si distingue per una impronta di liquirizia, contornata da sensazioni di sottobosco con incursioni balsamiche. L'alcolicità è ben bilanciata da un'ottima acidità che restituisce un frutto croccante e favorisce la beva nonostante i 14,5 Vol. Tannino svolto, ottima lunghezza che ricorda l'olfatto. Un vino complesso, sfaccettato. Svelato si tratta del Brunello di Montalcino di Fanti, che ha sorpreso tutti.
La seconda, si evidenzia tramite l'alternarsi del frutto con una buona mineralità, ma è contaminata da un insidioso tappo che via via viene fuori sempre di più. Svelato si tratta del Brunello di Montalcino di Silvio Nardi. Peccato.
Batteria di facile decodifica.
Da una parte un vino dal colore inequivocabile di un sangiovese purosangue. Il naso non è immediato ma ti riporta alla macchia mediterranea. Frutto rosso con incursioni floreali e di radice. Minerale. La trama tattile non è quella di un vino esuberante, ma fine ed elegante, fresco con una leggerissima velatura vanigliata in conversione al tabacco dolce. Buona persistenza. Assolutamente un Brunello di impronta classica, me lo aspettavo forse un pò più sfaccettato e complesso. Non gli ho trovato la solita grip, non riesce a sferrare la zampata decisiva. Svelato era il Brunello di Montalcino Poggio di Sotto.
Dall'altra un vino dal vestito granato leggermente scuro e caratterizzato dalla tostatura e dai tannini delle botti di rovere, anche se inizia a smorzarsi. Sotto la patina di astringenza asciutta il frutto rosso è pieno, maturo. Lo solleva una discreta acidità ed una speziatura fresca di alloro e ginepro. Un Brunello travestito da Bordolese ed i 14,5 Vol si sentono tutti. Spiazzante. Svelato si tratta del Brunello di Montalcino di Siro Pacenti.
Batteria 3:
Il primo è un vino nervoso, libero, il più rustico di tutti, ma aderente alla tipologia. Segue il paradigma di un Brunello di Montalcino ma lo interpreta. Prende la macchia mediterranea, ma la rivisita. Le rivisitazioni consistono in inierzioni di speziatura, china, iodio, viola, goudron che lo rendono selvatico ma ben gestito. Fedele, ma particolare. Sangiovese purosangue, selvatico. Svelato si rivela essere il Brunello di Montalcino Schiena d'Asino di Mastrojanni.
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