lunedì 21 aprile 2014

VINIVERI 2014

Questa edizione di ViniVeri 2014 è stata un vero successo. Trainata dalla presenza dei vignaioli della  Renaissance des Appellations con a capo Nicolas Joly, impreziosita dagli incontri con Silvia Pérez-Vitoria e  Jonathan Nossiter e dedicata ad Emmanuel Giboulot, viticoltore francese condannato dal Tribunale di Digione per essersi rifiutato di usare pesticidi, ha raggiunto il record di 154 vignaioli e 14 aziende agroalimentari presenti, oltre ad un afflusso di  migliaia di addetti ai lavori ed appassionati.
Finalmente sembra che l'attenzione si stia facendo sempre più intensa verso questi vignaioli che da anni producono il vino condividendo la stessa filosofia di ripristino dell'equilibrio della natura, per raggiungere, senza l’uso della chimica di sintesi e senza addizioni e stabilizzazioni forzate in cantina, il miglior equilibrio tra l’azione dell’uomo e i cicli della natura.


 La Renaissance des Appellations ha spostato la nostra attenzione quest'anno verso vini d'oltralpe con un ochhio lungo anche per la nostra amata Italia sempre rappresentata magistralmente da vignaioli sorprendenti.

Fleury Champagne de la Cote de Bar, gessosi, dritti, con una mineralità ed acidità sferzanti. La marma tagliente  di una Champagne senza compromessi. TAGLIENTE.
Nikolaihof, uno dei produttori più rappresentativi nel panorama del rinascimento vitivinicolo naturale austriaco. L'ascesa verticale fino ai più longevi Gruner Veltliner e Riesling è davvero impressionante. Vini precisi, rappresentativi del territorio e del varietale, dalle potenzialità di affinamento in bottiglia esaltanti. Acquisiscono complessità man mano passa il tempo e contemporaneamente ti appagano anche da giovani. Esuberanza giovanile, maturità e saggezza quando datati.


Mars Blanches. Partiamo dagli Chardonnay dove non riusciamo ad apprezzare appieno un Blanc de Blanc leggermente disturbato con lieviti in evidenza ed il En Levrette 2012, uno Chardonnay giovane, ancora slegato tra acidità e tocco vanigliato. Arriviamo poi al Vin Jaune 2006 e quì ci siamo. Note ossidative dello Jura con uno spettro fruttato che approda fino alla frutta secca, buona acidità in lunghezza.




Clemens Bush. I suoi  riesling non tradiscono mai. Semplici, mai banali, rappresentativi di un varietale che, se letto attentamente, fornisce delle sensazioni uniche, profonde. L'equilibrio da residuo zuccherino morbido, piacevole, con sensazioni fruttate, realizzato con l'acidità tagliente, esuberante; quando si compie attraverso il legame tratto da una mineralità e aromaticità sussurrata, è certezza di un appagamanto psicofisico che non ha eguali.


Domaine Saint Nicolas. Qui gli Chenin Blanc Le Poire e Soleil de Chine si caratterizzano per un residuo zuccherino un po troppo accentuato. Si fa preferire maggiormente Le Naut de Clous più cremoso con note di frutta bianca sorretto da un'ottima acidità e caratterizzato da una curiosa e leggera  nota a metà strada tra la lavanda e la "naftalina". Il miglior sorso però è dato dal blend Chenin Blanc, Chardonnay dove un naso iodato ed una acidità agrumata sostengono molto bene la "contaminazione" dello Chardonnay.

E gli italiani ?

Castellada. Siamo ad Oslavia, una frazione collinare di Gorizia. La combinazione di un terreno arenario, marnoso con un microclima favorito da una ventilazione ed escursione termica ottimali, determina le condizioni ideali per una viticoltura senza utilizzo di chimica. Il vino che ha polarizzato maggiormete la nostra attenzione è stato il Collio Rosso La Castellada, annata 2001. Un vino gustoso, ricco, impreziosito da sentori terziari che iniziano ad emergere e che gli donano una complessità e lo elevano di statura. Una lotta tra Merlot e Cabernet ben risolta in un equilibrio magistrale. A conferma ancora una volta che il Merlot di queste zone assume caratteristiche uniche.

Rosi. Di questo produttore del Trentino ci piace tutto. La semplicità, la disponibilità, la trasparenza, la testardaggine del genio. Sembrerebbe incompreso, perchè fa un Marzemino al limite del disciplinare ma pieno di una ricerca e di una adeguatezza territoriale che meriterebbe un'attenzione differente e meno sospetto. Il sorso che più ci ha convinto ed entusiasmato è quello del Anisos. Composto per il 50% da Nosiola, 30 % da Pinot Bianco e 20% da Chardonnay per l'annata 2011. Vino pieno con una dolcezza che va da note mielate ad una cremosità quasi da burro, sostenuto da una speziatura resinosa, leggermente amaricante, a tratti floreale ben sostenuto da una ottima lunghezza agrumata e rinfrescante. Un vino da servire scaraffato e non troppo freddo. La versione dell'annata 2009 ha una composizione di uve differente in percentuale. 55% Pinot Bianco, 35% Nosiola e 15% Chardonnay. Qui abbiamo uno stile più affilato, i sentori mielati sono attenuati da una speziatura ed un frutto di pera dissetante netti senza far venir meno la complessità generale. Vino lunghissimo, complesso. CHAPEAU !

Ferrandes. Sull'isola di Pantelleria questa azienda agricola produce capperi, olio d'oliva, uva passa e vino. Tradizione, qualità, rispetto per la natura. Ecco descritti i valori di questa realtà. Fare agricoltura su questa isola seguando i dettami del vino naturale, senza chimica è un'impresa eroica. Per il passito, l'appassimento dell'uva Moscato d'Alessandria ( Zibibbo) viene effettuato su stenditoi a ridosso dei muri di pietra lavica fino ad un massimo di 15 giorni. La tecnica di vinificazione avviene aggiungendo uva passa al vino secco aumentando via via la concentrazione zuccherina e di conseguenza l'alcol. La sensibilità dell'enologo, capendo anche la qualità dell'uva che l'annata gli ha proposto,  è fondamentale. Quindi possiamo definire questo passito come figlio della natura e della sensibilità umana. Infatti non manca di trasmetterci la sua carica emotiva anche nel bicchiere. Partendo da un colore ambrato scuro, più marcato rispetto ai passiti tradizionali, nell'annata 2007 si esprime tutto in fragranza, uvetta passa, buccia di agrumi candita, dove la sensazione dolce prevale sulla spinta acida. Lo spettro gustativo dell'annata 2006 è più ampio. Uva passa, canditi, frutta secca, miele, note tostate, caramello, carruba ed una acidità corroborante. Lunghissimo, intenso, complesso.     NON UN PASSITO MA ... IL PASSITO


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