L'attenzione ed il rispetto per la natura in tutte le pratiche, in vigna ed in cantina, attraverso l'abolizione di tutti gli additivi chimici, contraddistingue l'impegno dei produttori presenti. Il loro vino si fa tramite di questo rispetto che arriva fino al consumatore.
Da tempo sosteniamo che il migliore approccio verso questi vini è quello che parte dalle storie dei produttori, intense e cariche di umanità e che attraverso il sentirsi rispettati giunge a compimento con la fruizione di un nettare genuino, sincero e schietto, che fa vivere un'esperienza gustativa unica.
Con questo spirito abbiamo vissuto intensamente la giornata di Sabato 5 Aprile accolti come al solito da una impeccabile organizzazione ed agevolati anche dalla presenza della Tasting room, novità di questa edizione, che ha visto anche il grande successo del laboratorio di panificazione allestito da Esmach ed il lancio della "rete del vino naturale". Una piattaforma creata sul sito vinnatur.org, dove chiunque condivida la filosofia dell’associazione può iscriversi quale socio sostenitore e comunicare, scambiare informazioni e notizie sui vini prodotti dai viticoltori soci, sui punti vendita, dove poterli acquistare o dove scovare proprio quell’ annata che si sta inseguendo da tempo. La rete è un filo rosso teso tra il produttore, il commerciante e il consumatore finale, che potrà ottenere in tempo reale tutte le informazioni necessarie per portare nel proprio calice i vini naturali che ama. - http://www.vinnatur.org/sostenitori/
Questi i produttori presenti: http://www.vinnatur.org/produttori/
Iniziamo incontrando gli champagne di Avize di Simon Selosse dove si fa preferire la mineralità e rigorosità del non dosato Premiers Saveurs alla cremosità e fragranza dell' Extra Brut e del Brut fino ad arrivare al più complesso Prestige. Beh, un pò di Man(r)na nel bicchiere ci voleva, abbiamo iniziato bene.
Il Prosecco Colfondo ottenuto dalla rifermentazione in bottiglia dopo 6 mesi di affinamento sui lieviti, partendo da una cifra stilistica leggermente ossidativa, accosta sentori fruttati di mela a punte floreali con un ritorno di acidità agrumata accompagnati da una fragranza che ne smussa gli spigoli. La sua bellezza è gustarlo scaraffato con i lieviti in sospensione apprezzandone un sano intorbidimento che ne rende la beva più ricca. La sorpresa è il bianco Igt delle Venezie composto da Incrocio Manzoni e Chardonnay provenienti dai vigneti di San Polo di Piave. Ad una trama fruttata e di fiori bianchi si accosta una retrogusto amaricante di radice ed una velatura tannica leggera che lo rendono insolito ed accattivante.YES WE CAN.
Dopo un giro in Slovenia con i riesling di Ducal ed una interpretazione friulana della Malvasia da parte di Stemberger seguita da una espressività di erbe fini e gentilezza provenineti dal vino ottenuto dal vitigno autoctono Zelen.
Ca del Vent. Bollicine ? Ottime, soprattutto i due millesimati 2009 più ricco e cremoso, 2010 più francese. Troppo scontato. Preferiamo indagare come si esprime l'energia e l'anima dei vini fermi di Cellatica. Vini territoriali, espressione della vitalità ed energia del territorio cui appartengono. Se Cellatica ha un'anima, questi vini la esprimono, magistralmente incanalata dalla dedizione e pazienza di chi sa cogliere l'essenza della natura e convogliarne l'energia nei vini. Partiamo dal Rosso Cellatica 2011, composto da 4 uve. Marzemino (35%), Barbera (35%) Incrocio Terzi n.1 (15%), Schiava Gentile (15%). L'equilibrio sussurrato dell'annata lo troviamo nel vino. Semplice, delicato, fruttini, con una nota amaricante e leggermente verde che dà scorrevolezza al sorso, chiude sapido con una leggera astringenza. A questo vino non si chiede nulla, se non la sua amabile disponibilità nel trasferirci il tocco esile, di un frutto gentile. Curtefranca bianco 2011. Uno Chardonnay sorprendente, da vigne molto giovani fatto solo in annate quando non ci sono le condizioni per la base spumante. Breve macerazione prefermentativa ed utilizzo di barrique usate. Equilibrato, dritto, figlio di un terreno calcareo che lo scolpisce e di una luce che lo eleva donandogli una complessità giocata tutta in sottrazione. Tamerlano 2011. Proveninete da vitigni di oltre 30 anni e da un terreno argilloso, è uno Chardonnay più opulento, caldo, avvolgente con una nota delicata di burro di alpeggio ma ben sostenuto da una spalla acida che lo rende equilibrato. Qui la complessità è giocata maggiormente sulla struttura e pienezza. CHAPEAU.
Filippi. Nella zona del Soave, in quel di Castelcerino, c'è vitalità, gioia, voglia di far parlare il territorio e di trasmettere energia positiva e voglia di vivere. Le stesse sensazioni positive che si hanno avvicinando i protagonisti di questa bella realtà vitivinicola, le si hanno approcciando i loro vini, veri, schietti, sinceri, ognuno perfettamente leggibile aderente al terreno ed al microclima di appartenenza.Quindi molto azzeccata l'idea di enfatizzare il cru di provenienza in etichetta e nel nome.
Castelcerino 2012. Garganega. Il terreno è prevalentemente vulcanico ed ha una buona esposizione a sud. Le viti hanno 45 anni. Vino asciutto, minerale, sapido, fresco con una chiusura leggermente mandorlata ed una leggera felpatura.
Vigne della Bra 2010. Garganega. Terreno a 400 mt di altitudine, prevalentemente argilloso con incursioni di roccia vulcanica e calcarea, esposto a sud-ovest. Le viti hanno 60 anni. Ciò che sorprende di questo vino è la abbondante sapidità che sorregge una struttura polposa di frutta e fiori bianchi.
Monteseroni. Garganega. Qui vi sono le vigne più vecchie e maggiormente esposte a sud. Le rese sono molto basse a causa di un diradamento naturale dei grappoli. Gusto pieno, morbidezza data da una pera matura, nespola, molto persistente.
THAT'S SOAVE.
Podere il Santo. Uva rara 2007. Ancora prova di botte ed ormai prossimo all'imbottigliamento. Fermentazione in cemento ed affinato in acciaio. Il territorio nel bicchiere, attraverso una ciliegia di spagna in evidenza, fruttini, avvolti da una trama tannica non invadente e irrorati da una speziatura di incenso intrigante.
AUTOCTONO, TERRITORIALE.
Apprezzabile lo sforzo di ricerca di Pian del Pino nella realizzazione di un Merlot da vendemmia tardiva.
Ottimo il Barolo Boscareto 2008 Serralunga d'Alba di Principiano.
Strepitosi come al solito i vini di Roagna Paglieri con un Montefico 2008 equilibrato, fine, già fruibile ma futuribile a discapito del Pajè e del Pira 2008 che sono da attendere. IL BARBARESCO.
Per chiudere in dolcezza con il Bukkaran di De Bartoli. DOLCE EMOZIONE
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