lunedì 4 dicembre 2017
RISTORANTE ESSENZA MILANO
Dopo una rispettosa ma famigliare accoglienza, mi stavo godendo la compagnia dei commensali e le coccole iniziali di Daniel, premuroso, affabile e gentile in sala, sempre pronto con la giusta discrezione a farci sentire a proprio agio. La mise en place curata ed impeccabile e l' ambiente che definirei chic folck hanno certo favorito tale stato d'animo.
Scegliamo il menu Tradizione e Pensiero, quando come al solito vengo rapito dalla lettura della carta dei vini.
Una della mie scelte, dopo quella dello chenin blanc di Sebastien Riffault, cade sul Syrah Crozes Hermitage di Yann Chave.
La cena continua, la situazione ambientale di chiacchere, svago e attenzione verso i piatti man mano sempre più coinvolgenti prende il sopravvento lasciandomi indifferente verso i vini.
Quando all'improvviso lo chenin blanc di Riffault si muove ed attraverso una sensazione speziata quasi di incenso accompagnata da un caldo sorso di pera immerso in un abito minerale quasi tagliente mi distrae e mi regala per un attimo una sensazione di benessere che successivamente la ricerca disperata nel bicchiere non sa più regalarmi.
Ma la scena se la prende tutta il Syrah di Yann Chave che sa dialogare magistralmente con le tagliatelle di pasta fresca al Civet in ragout di lepre con foie gras e tartufo seguite dal risotto alle lumache e aglio nero.
Il seppur giovane vino regala un'ombra rubino brillante sulla tavola che richiama fedelmente il colore della salsa delle pappardelle e mi porta subito ai ricordi contemplativi delle vetrate delle cattedrali gotiche che mi hanno sempre affascinato. Avvicinandolo si fa riconoscere attraverso un sentore di frutti di bosco e ciliegia matura e tentativi di speziatura nera che ben si uniscono alla esalazione del tartufo. E' il syrah del rodano che non gli appartiene più perche' ora è qui trasportato dal vento.
Il sorso pieno, appagante, ma non invadente richiama i lamponi maturi che raschiano il foie gras restituendo la lepre che corre selvatica nei prati. La ciliegia e la speziatura di pepe avvolta ancora da un tannino giovane continuano il loro gioco con la salsa e il tartufo. Questa scena mi mette davanti alla porta del cascinale di Perla di mio padre, il prato, le arnie ed al ricordo che domani sarà il suo compleanno. Sono felice.
Ci pensa il risotto a restituire una certa austerità al vino con la sua speziatura di pepe nero leggermente sopra le righe e i suoi colori più cupi che muovono dal marrone al grigio al verde ed a farmi ritornare tra i commensali.
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