giovedì 21 febbraio 2013

VINI NATURALI - LETTERA APERTA AL GAMBERO ROSSO

Lettera aperta di 205 aziende e 4 associazioni dei produttori dei vini "naturali" in risposta agli articoli polemici del Gambero Rosso e Bettane & Dessauve che riporto integralmente tratta da Wine News in modo che ognuno possa farsi una propria idea.

DOPO ARTICOLI POLEMICI DEL “GAMBERO ROSSO” E BETTANE & DESSAUVE, E’ ROTTURA TRA I VIGNAIOLI NATURALI E LA RIVISTA WINE & FOOD. WINENEWS PUBBLICA LA LETTERA APERTA DI 205 AZIENDE E 4 ASSOCIAZIONI DEI PRODUTTORI DI VINI NATURALI ...


 “Gentili signori, vi scriviamo a nome delle diverse centinaia di aziende che producono vino naturale in Italia, sia affiliate ad Associazioni e Consorzi che indipendenti. Siamo rimasti molto perplessi leggendo l’editoriale del Gambero Rosso (“Il tormentone naturale”) e le considerazioni di Bettane e Desseauve (“Te lo do io il vino… naturale”) . Detto molto francamente, abbiamo la decisa sensazione che non siate molto al corrente di quanto sta succedendo, ormai da anni, nel mondo del vino. Accusare i produttori di vino “naturale”, tout court, di produrre solo bottiglie difettose, ossidate, puzzolenti è un controsenso. Perfino la vostra rivista giudica regolarmente, e spesso premia, vini prodotti da cantine che orbitano a pieno titolo nell’ambito del vino naturale. La parte tecnica della polemica è davvero indifendibile: quali sarebbero i metodi “nuovi, “naturali” e “innovativi” utilizzati per stabilizzare i vini naturali? La lunga permanenza in botte sulle fecce (una pratica usata da secoli, dall’Etna alla Loira)? Nello scritto di Bettane e Desseauve si dice addirittura che con la vinificazione naturale “tutti i vitigni e i territori finiscono per somigliarsi perché i cattivi lieviti indigeni con i quali sono realizzati, così avidi di cannibalizzare quelli buoni se il vinificatore li lascia fare, sono gli stessi in tutto il pianeta”! La tesi implicita in questa singolare affermazione sarebbe che una “selezione” di lieviti, ovvero una piccola parte dell’intera popolazione dei lieviti stessi, generi una “varietà” di effetti maggiore. Perdonateci l’ironia, ma sarebbe come dire che bisogna eliminare tutti i tasti neri del pianoforte (quelli “alterati”) se si vogliono comporre opere più complesse ... . E non parliamo neanche della vigna, dove - lo scrivete voi stessi - il fatto di limitare al massimo o di escludere del tutto diserbanti, pesticidi, fertilizzanti è un semplice atto di buonsenso. Siamo i primi a sapere che non può esistere un vino completamente, esclusivamente “naturale”, che il vino è un prodotto culturale, frutto dell’interazione tra l’uomo e la natura. Probabilmente il termine “artigianale” si adatta meglio alle nostre idee: il vino deve essere il frutto delle scelte di chi lavora il vigneto e ne trasforma le uve. Ma crediamo che sia comunque sensato, addirittura fondamentale parlare della maggiore o minore “naturalità” di un vino, visto che la legge permette di aggiungere al mosto una quantità impressionante di sostanze, diverse decine. Se fosse possibile indicare in etichetta le sostanze aggiunte all’uva (o anche solo le sostanze che il produttore decide di non utilizzare), ognuno avrebbe gli strumenti per giudicare quanto un vino sia effettivamente naturale. Invece, guarda caso, è proibito. E nessuno ne parla. Eppure più sono le sostanze aggiunte, meno il vino è spontaneo e digeribile. Questo è ciò che sta accadendo oggi: molti bevitori ed appassionati - forse, chissà, stanchi del “tormentone del vino più buono di tutti”, o del “tormentone dell’annata del secolo” - si allontanano dai vini più artefatti per avvicinarsi a prodotti più spontanei, che non danno mal di testa, sono più digeribili, si accompagnano meglio al cibo. Troviamo davvero surreale accusare ottimi chef francesi di “ingenuità” visto che scelgono di servire, con i loro piatti, prodotti non invadenti, non grassi, non dolciastri e legnosi, che dialogano con il cibo invece di sovrastarlo. I più seri tra i produttori naturali cercano espressamente nei loro vini la freschezza, la sapidità, la digeribilità. E’ ovvio che l’incontro tra questi vini e una sana cucina di sapori e di sostanza avvenga sempre più di frequente. E se qualcuno non è contento può semplicemente scegliere un altro ristorante, tutto qui. O eventualmente ordinare un’altra bottiglia. L’importante è rispettare le scelte del ristoratore, e non accusarlo a priori di ingenuità o di incompetenza. Probabilmente è proprio questo l’aspetto che sfugge in modo più vistoso a tanta critica di oggi. Citare il Domaine de la Romanée-Conti, che produce le bottiglie più costose del pianeta, come esempio di vini naturali “buoni”: ecco, questa è un’ingenuità che fa quasi tenerezza. Evidentemente non si è proprio compreso che il movimento del vino naturale intende recuperare un rapporto quotidiano con il vino, affermarne il valore gastronomico e alimentare che negli ultimi decenni è stato negato nel nome dei premi e dei punteggi. Un atteggiamento che ha portato al crollo verticale dei consumi al quale stiamo assistendo ormai da molti anni. E non crediamo sia un caso il fatto che la crisi, per il settore del vino naturale (settore minuscolo, sia chiaro), si avverta in modo molto meno evidente. Sarà questo il motivo per cui questo piccolo mondo artigiano sta subendo tanti attacchi, e per cui si cerca sempre più insistentemente, violentemente di screditarlo? Noi siamo convinti che un atteggiamento critico sano ed aperto debba essere quello del confronto, della volontà di capire un fenomeno in espansione esaminandone pregi e difetti (non pensiamo affatto di non averne) e informando il pubblico in modo obiettivo, invece di gridare a ogni piè sospinto le parole “difettoso”, “volatile”, “ossidazione”. Appassionati e curiosi saranno poi liberi di scegliere: non vogliamo che vengano condotti per mano, ma semplicemente che gli si forniscano nel modo più chiaro e onesto gli strumenti adeguati per poi lasciarli liberi. Invece il tono dei pezzi sul numero di gennaio, lasciatecelo dire, è davvero aggressivo, come se il vino naturale e artigianale fosse una sorta di nemico da abbattere ad ogni costo, non un’alternativa da conoscere e soprattutto da rispettare. Noi crediamo, al contrario, che ci sia spazio per tutti, piccoli e grandi, naturali, biologici, biodinamici e convenzionali, a patto che il produttore lavori in modo etico e responsabile. Non pensiamo di avere la verità in tasca, ma abbiamo le nostre idee e ci piace difenderle e sostenerle visto che sono il frutto del nostro lavoro quotidiano. Nel periodo del prossimo Vinitaly si svolgeranno ben tre diverse manifestazioni di viticoltori naturali: ViniVeri a Cerea, VinNatur a Villa Favorita (Sarego), Vivit in Vinitaly. Invitiamo ogni giornalista aperto - e ogni bevitore, naturalmente - a venirci a trovare, ad assaggiare, a discutere e confrontarsi con noi.

I firmatari :
Associazione e Consorzi Associazione Renaissance Italia Associazione Vinnatur Associazione Vi.Te Consorzio Vini Veri Aziende Albani Alberto Anguissola Aldo di Giacomi Alessandro Torti Alla Costiera Altura Ampeleia Andrea Scovero Andrea Tirelli Antiche Cantine de Quarto Arianna Occhipinti Aurora ‘A Vita Bonavita Borgatta Bressan Ca’ del Vent Ca’ de Noci Camerlengo Camillo Donati Campi di Fonterenza Campinuovi Cantina Giardino Cantina Margò Cantine Valpane Cappellano Carla Simonetti Carlo Tanganelli Carussin Casa Belfi Casa Caterina Casa Coste Piane Casale Casa Raia Casa Wallace Cascina degli Ulivi Cascina delle Rose Cascina la Pertica Cascina Roccalini Cascina Roera Cascina Tavijn Cascina Zerbetta Casebianche Castello di Lispida Castello di Stefanago Cinque Campi Clara Marcelli Colombaia Corte Sant’Alda Cos Cosimo Maria Masini CostadiLà Crealto Cristiano Guttarolo Crocizia Daniele Piccinin Daniele Portinari Dario Prinčič Davide Spillare Denavolo Denis Montanar Denny Bini-Podere Cipolla Elisabetta Foradori Elvira Emidio Pepe Eugenio Rosi Ezio Cerruti Fabbrica di San Martino Farnea Fattoria Castellina Fattoria Cerreto Libri Fattoria Mondo Antico Fattorie Romeo del Castello Ferdinando Principiano Ferrandes Filippi Fiorano Fontemorsi Franco Masiero Franco Terpin Frank Cornelissen Gatti Gianni Massone Gino Pedrotti Giovanni Montisci Giuseppe Rinaldi Gonella Gradizzolo Guccione Haderburg Il Cancelliere Il Cavallino Il Maiolo Il Paradiso di Manfredi Il Tufiello Irene Cameli Iuli La Biancara L’Agricola del Farneto La Castellada La Distesa Laiolo La Marca di San Michele La Moresca La Pievuccia La Stoppa La Visciola Le Barbaterre Le Calle Le Chiuse Le Cinciole Le Coste sul Lago Loacker Lo Zerbone Lusenti Macchion dei Lupi Marabino Marco de Bartoli Marco Sambin Marco Sara Maria Letizia Allevi Maria Pia Castelli Mario Macciocca Martilde Massa Vecchia Massimiliano Croci Mlečnik Monastero Trappiste di Vitorchiano Monte dall’Ora Monteforche Montesecondo Monte Versa Musto Carmelitano Natalino del Prete Nino Barraco Oasi degli Angeli Odilio Antoniotti Pacina Panevino Paolo Bea Paolo Francesconi Pialli Pian dell’Orino Pian del Pino Piccolo Bacco dei Quaroni Pierini e Brugi Pierluigi Zampaglione Podere Concori Podere della Bruciata Podere Gualandi Podere Il Santo Podere La Cerreta Podere Le Boncie Podere Luciano Podere Luisa Podere Pradarolo Podere Santa Felicita Podere Veneri Vecchio Poderi San Lazzaro Poggio Trevvalle Porta del Vento Praesidium Punta dell’Ufala Quarticello Radikon Radoar Remo Hohler Roagna Ronco Severo Rugrà San Fereolo San Giovenale San Polino Santa Caterina Santa Maria Serafino Rivella Skerlj Stefano Amerighi Stefano Legnani Stella di Campalto Taverna Pane e Vino Tenuta di Valgiano Tenuta Grillo Tenuta l’Armonia Tenuta Montiani Tenuta Selvadolce Tenute Dettori Terre a Mano Tenuta Migliavacca Tenuta Terraviva Tenuta Vitereta Trinchero Tunia Valdibella Valli Unite Vercesi del Castellazzo Vignale di Cecilia Vigneto San Vito Villa Bellini Vino di Anna Vittorio Bera e figli Vodopivec Walter Mattoni Weingut Ebnerhof Zidarich

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