Durante il pranzo di Natale l'attenzione è tutta rivolta verso lo scambio di auguri e si e' avvolti, e a volte frastornati, da quella atmosfera natalizia fatta di momenti condivisi con gli affetti piu' cari, e di incontri con persone che non vedi da tempo. In mezzo a tutto cio' si sono fatti notare i seguenti vini, che ci hanno accompagnato durante il pranzo, relazionandosi con noi attraverso l'unica voce che hanno: Il gusto !
Franciacorta QdE 2004 Riserva Pas Dosé - Mosnel
"Ah la Franciacorta non e' nelle mie corde ... " questa e' la classica frase in bocca ad uno "champagnista" come il sottoscritto. Infatti sono abbastanza allergico ai prodotti franciacortini, tanto che per approcciarli devono essere rigorosamente Pas Dosè ( Dosaggio Zero).
Questo e' pero' un prodotto italiano di qualita' assoluta che si era gia' distinto tra gli Champagne, in una degustazione alla cieca da me organizzata, uscendone molto bene.
Quindi, fiducia: puo' benissimo aprire il pranzo di Natale e lo fa molto bene.
Come nella migliore tradizione e cura, per questo vino il Mosnel ha raccolto manualmente le uve provenienti dai suoi migliori vigneti con esposizione, terreno e microclima ideali.
Larga Nord, Roccolino e Dosso Sud per lo Chardonnay ed il Pinot Nero vinificati in piccole botti di rovere. Limbo per il Pinot Bianco vinificato in acciaio.
I vini (non sono solo basi spumanti) cosi' ottenuti sono stati poi assemblati in cuvee ed hanno seguito il percorso della spumantizzazione con il metodo classico, meritando di restare sui lieviti 5 anni. Infine, ricolmati con lo stesso vino senza dosaggio.
Questo Franciacorta incede nel bicchiere con una certa esuberanza, formando una schiuma dalle forme simili allo zucchero filato, fino ad assestarsi e ad accomodarsi a tavola con un perlage fine e persistente, avvolto da un colorito giallo paglierino intenso e limpido.
Al naso il bouquet e' ampio, fragrante, con segnali agrumati, di timo e ritorni di camomilla.
Impreziosito da un leggero inizio terziario.
Al palato è elegante e di grande equilibrio. Sapido, fresco, con una persistenza leggermente agrumata, ma anche sostenuto da una pienezza non invasiva, con sussurrati accenni mielosi.
Durante la beva pian piano si fa da parte per far spazio agli altri ospiti, in perfetta sintonia con il suo stile elegante e gentile.
Pinot Bianco Vorberg Riserva 2009 - Cantina Terlano
Questo giovanotto si siede a tavola durante i primi piatti con discrezione. Ha un'aria buffa e non sembra parlare proprio la nostra lingua, ma se ci stai attento lo capisci. Si chiama Vorberg e viene dalle montagne dell'alto adige, da una striscia di terreno che sta tra il torrente San Pietro e il rio Meltina ad una quota che varia dai 600 ai 950 m sul mare.
I vigneti sono ripidi ma ben esposti ed il terreno e' sabbioso e ciottoloso, con un buon scheletro.
Si presenta color giallo paglierino con risflessi verdognoli, quando inizia a parlarti sembri non capirlo, ma poi ti ci metti di impegno, ci butti dentro il naso e inizi a conoscerlo.
Ha dei profumi molto immediati che vanno da fieno, camomilla, frutta tropicale, e ritorni di salvia e lavanda. Al palato e' molto pieno, complesso, minerale. La pienezza e' in perfetto equilibrio con una buona acidita' e una forte mineralita'. Dotato di un'ottima persistenza.
Massi' che lo hai capito adesso e' il Pinot Bianco: rigorosa espressione del territorio da cui proviene. Ora il simpatico ospite ti accompagna e ti parla e tu lo comprendi, e' di ottima compagnia e non vedi l'ora di incontrarlo di nuovo magari tra qualche anno.
Pinot Nero Noir 2006 - Hartmann Donà
Sento in lontananaza parlare di prodotti biologici, natura e biodinamica, e mi incuriosico. Mi avvivcino e non vedo nessuno. Al centro del tavolo in attesa dell'anatra c'e' una bottiglia di Pinot Nero. Mi colpisce subito il produttore, ex enologo della Cantina Terlano e convinto sostenitore della produzione di vino seguendo i dettami della biodinamica. Dal 2002 circa produce vini in proprio. Uno dei produttori piu' promettenti nel panorama bio altoatesino.
I terreni di produzione sono per lo piu' sopra Merano, sottosuolo molto minerale, coltivati in modo naturale, con la presenza di vitigni anche molto longevi. Le barbatelle nuove provengono dalla Borgogna.
Con il pinot nero bisogna stare attenti, quindi non gli dò troppa confidenza, anche se gli dedico la giusta e doverosa attenzione che si riserva ad un ospite che potrebbe rivelarsi importante.
Se mi vuol parlare mi parla, altrimenti pazienza. Perche' se con il Pinot Nero entri in confidenza, lo capisci e lui decide di parlarti, allora e' musica altrimenti sara' per un'altra volta.
Lo verso con discrezione ed il colore e' quello del pinot nero, anche se un po' troppo scarico verso l'unghia, che si presenta corta e leggermente mattonata nel finale.
All'olfatto si presenta con un'alternanza tra pinot nero di razza con frutti di bosco, leggera speziatura, mineralita' e dall'altra parte accenni evolutivi un po forzati, come se stesse accelerando il suo ciclo di vita in bottiglia. Alcol etereo. Al palato prevale la componente territoriale di mineralita' ed erbe di montagna, rispetto al frutto ed alla texture, che se da un lato rendono la beva scorrevole dall'altro lo induriscono.
Un ospite genuino, schietto, sincero, che si fa ascoltare quando ha qualcosa di interessante da dire oppure al contrario, un istante dopo, puo' risultare inaspettatamente fastidioso e poco piacevole.
Vin San Giusto 1998
Durante il momento del dolce e dei saluti finali si palesa il mite San Giusto, il vin santo dai natali semplici proveniente da uve come la Malvasia e il Trebbiano.
La tecnica di produzione per questo vino assurge ad elemento fondamentale: uve raccolte a mano a loro perfetta maturazione, ed appassite naturalmente per circa 140 giorni nei solai. Dopo la pigiatura, il mosto viene travasato in caratelli di castagno sigillati e posti sottotetto, in ambiente soggetto alle escursioni termiche stagionali. Fermenta e si eleva lentamente per 6 anni, con evaporazione fino al 40% del contenuto iniziale. Prima dell'imbottigliamento viene eseguito un filtraggio in cole di tela olandese, lento ed accurato, goccia a goccia. Non contiene solforosa aggiunta e viene affinato 18 mesi in bottiglia prima della vendita.
Quando l'artigianato si fa arte, e subentra anche un piccolo miracolo, e' il suo momento.
Eccolo: nel bicchiere si presenta con la sua bella veste ambrata e leggermente viscosa. Accostandolo al naso emerge inconfondibile l'odore del solaio, che mi porta alla memoria dove i miei genitori tenevano sui graticci le pere, i cachi, i kiwi e le noci a maturare. Subito dopo si alternano sentori di frutta secca, datteri, miele, frutta disidratata. Al palato regala parole ancora piu' dolci in questa annata. Trionfa il miele, poi la frutta secca, noci e leggere sfumature terziarie. Vino infinito, di una profonda e suadente complessità.
Le sue parole dolci le staremmo ad ascoltare per ore, ma per capirne appieno complessità e significato dobbiamo centellinarne l'ascolto. D'obbligo è poi ringraziare il mite San Giusto, che si e' seduto a tavola con noi.
Nessun commento:
Posta un commento